NAPOLI – Ve lo ricordate il ‘Piano per il lavoro’, i 10mila posti su cui il governatore Vincenzo De Luca ha spinto l’acceleratore a tavoletta in campagna elettorale? Da grande promessa di sviluppo e redistribuzione della ricchezza si è trasformato in un buco nero di precarietà e disagio per chi via ha partecipato. Un bluff, il più grande e grave dell’era amministrativa dello Sceriffo, che rischia di mettere in ginocchio la Pubblica amministrazione della Campania nonostante l’imponente spesa di fondi pubblici europei. Facciamo un passo indietro.
Il cosiddetto Concorsone, organizzato dal Formez e dalla commissione Ripam, già nella fase iniziale si è rivelato essere un ‘pezzotto’. I 10mila posti di lavoro promessi da De Luca si sono poi trasformati in 2.200 tirocini per giovani in vari ambiti dell’amministrazione pubblica della regione. Decine di migliaia hanno partecipato alle prime prove selettive e si è subito creato il vulnus degli idonei esclusi, fermi in una fantomatica graduatoria dimenticata in qualche cassetto di Palazzo Santa Lucia.
A giugno-luglio, invece, sono iniziati i tirocini pagati (poco) per la prima tranche di under-30. Immessi in decine e decine di uffici, in questi sette mesi le varie figure professionali reclutate vengono formati, ovvero lavorano circa quattro giorni a settimana per circa 800-900 euro di media, a seconda della funzione che sono chiamati a svolgere. Per loro il futuro è un’incognita. Teoricamente, al termine del tirocinio, dovranno sostenere altre due prove: uno scritto ed un orale. Ma è tutto fermo, un po’ per il Covid un po’ per inefficienza di Palazzo Santa Lucia che non ha gettato a terra uno straccio di cronoprogramma.
E così questi 2.300 giovani non hanno prospettiva contrattuale. Non sanno quando ci saranno le prove conclusive del Concorsone, non hanno poi la sicurezza di superarle e in molti stanno già abbandonando il loro percorso. Si tratta di ragazze e ragazzi tra i 25 e i 30 anni, all’inizio del loro percorso lavorativo, e non vogliono restare a metà del guado per colpa delle false promesse di De Luca. Chi trova altre offerte va via. A giugno scadono i termini del loro ‘contrattino’ e si prevede che, continuando con questo andazzo, dei 2.200 che hanno iniziato ne resteranno meno di mille: tra i 700 e i 500.
Insomma, De Luca per mesi ha propagandato “10mila posti di lavoro” per ritrovarsi con 500 tirocini malpagati e senza prospettiva certa.
“Li hanno abbandonati, non c’è continuità per il dopo – spiega Lorenzo Medici della Cisl Campania – Sono ragazzi che, facendo tirocini negli enti locali, hanno dato una boccata d’ossigeno in questi mesi gravati dalla pandemia. Corriamo un rischio doppio: enti locali in ginocchio e la dispersione di un enorme patrimonio formativo. Un delitto non completare l’iter burocratico che, come prevedibile, si conferma arcaico e inadeguato. Come sindacato abbiamo chiesto alla Regione di fare in fretta”. Molto dipenderà anche dall’azione del governo di Mario Draghi. Dovrebbe essere pronto un decreto che sblocca i concorsi pubblici, dunque sarà più facile portare a compimento quello già avviato in Regione Campania. Fatto sta che se l’input a chiudere questa partita non arriva da De Luca, dall’assessorato alla Formazione di Armida Filippelli e quello al Lavoro di Antonio Marchiello, poco potranno fare Formez e Ripam.
Al di la di come andrà a finire la vicenda dei tirocinanti, resta un fatto. Ed i fatti sono testardi: il famoso ‘Piano per il lavoro’, pietra angolare della propaganda dello Sceriffo e centro di gravità della retorica del miracolo Campania, è poco più che un ‘pezzotto’, fumo negli occhi utile alla campagna elettorale per le Regionali e poco altro. Anzi, rischia di trasformarsi nel più classico dei boomerang, stroncando l’efficienza della Pa, compromettendo il futuro di migliaia di giovani. Ammazzando i sogni e le speranze di chi credeva, fidandosi, di aver trovato un futuro solido.