TORINO – E adesso all’Inter non rimane che il campionato. Che propone subito una sfida da brividi, di quelle che da un lato possono dare la scossa e servire per ritrovare la retta via smarrita, dall’altro far piombare ulteriormente la squadra nel baratro. L’eliminazione dall’Europa League per mano dell’Eintracht Francoforte ha inferto un altro duro colpo al gruppo nerazzurro. Già falcidiato da numerose assenze e ancora scosso dal caso Mauro Icardi, che non accenna a risolversi. E che potrebbe anche non risolversi mai. Il derby, che oltre alla supremazia cittadina vale anche un pezzo importante di qualificazione alla prossima Champions League, è la partita più indicata per uscire da questa situazione di cortocircuito. A patto di ottenere un risultato positivo. Altrimenti, con la sosta alle porte, il blackout potrebbe prolungarsi ancora.
Viste le turbolenze del periodo Beppe Marotta ha provato a riportare il sereno e tranquillizzare l’ambiente. Lo ha fatto paradossalmente dalla casa della sua ex società, la Juventus, in occasione di un convegno sulle seconde squadre svoltosi proprio all’Allianz Stadium. Dove l’amministratore delegato dell’Inter tornava per la prima volta da avversario. Nelle vesti di pompiere il dirigente nerazzurro ha fissato come obiettivo stagionale il “quarto posto”. E ‘assolto’ Spalletti da qualsiasi responsabilità dopo la debacle contro i tedeschi.
“C’è amarezza per questa sconfitta, fa male ma deve essere d’insegnamento. Considero l’Inter ancora in una fase di crescita societaria. Sicuramente l’obiettivo di questa stagione non può che essere il quarto posto – ha sottolineato – Non è facile raggiungerlo perché ci sono dei competitor di livello però siamo assolutamente in grado di farcela. Spalletti in bilico? L’allenatore non c’entra niente, le difficoltà nascono oggettivamente indipendentemente dal nome dell’allenatore. Sta conducendo la squadra nel migliore dei modi, con lui dobbiamo arrivare a questo traguardo importante”.
Sul fronte Icardi “non ci sono novità” ma anche qui Marotta invita l’ambiente a pensare positivo. “Sono sempre ottimista, penso sempre che il buonsenso prevalga e di conseguenza si possa arrivare a essere soddisfatti più avanti”. Nell’immediato però c’è un derby da giocare e magari anche da vincere. Di certo l’ad invita Handanovic e compagni “a tirar fuori l’orgoglio e quel senso di appartenenza” per quella che comunque “sarà una partita importante ma non determinante né decisiva”. Vero, considerando che dopo la gara di San Siro mancheranno ancora dieci gare di campionato. Ma un altro passo falso rischia di avere un impatto devastante sugli ultimi due mesi di stagione.
Alberto Zanello (LaPresse)