ROMA – E’ come se il governo si trovasse dentro a un frullatore, pronto per essere acceso. A una settimana dall’arrivo in Italia del presidente della Cina Xi Jinping, le tensioni dell’esecutivo sul memorandum ribattezzato ‘Via della Seta’ non si fermano.
Ormai appare quasi scontata la firma del premier Giuseppe Conte su almeno 23 accordi e intese bilaterali, che saranno siglati sabato 23 marzo nella cornice di Villa Madama. Il ‘patto limpido’, come lo aveva definito il presidente del Consiglio, continua però a non convincere la Lega e il suo leader Matteo Salvini.
Non solo Cina, però, perché anche l’affaire F35 scuote il governo giallo-verde, con evidenti diversità tra due contraenti del contratto. Nel mirino del leader del Carroccio, più che gli argomenti, spicca l’ennesimo spostamento del premier dalla linea pentastellata.
Dalla Tav in poi Conte, confidano fonti di via Bellerio, sembra aver abbandonato il ruolo di mediatore tra le due diverse anime dell’esecutivo, sostenendo quasi senza riserve il vicepremier Luigi Di Maio.
Un cambio di atteggiamento che ‘irrita’ il Capitano che, come da strategia ormai consolidata, a telecamere accese si limita a ribadire: “Non mi interessano le polemiche“. Soprattutto dopo l’evidente provocazione lanciata da Facebook dallo stesso Di Maio: “Negli ultimi giorni ho visto posizioni diverse, un po’ schiacciate su quello che chiedono gli altri Paesi e non su quello che vuole e fa bene all’Italia. Mi ha sorpreso, non lo nascondo“.
La linea della Lega resta comunque quella di difendere la sicurezza nazionale perchè, sottolinea Salvini, “le chiavi di casa le devono possedere gli italiani”, preservare soprattutto i rapporti con gli Usa.
Il Carroccio incassa le rassicurazioni del titolare della Farnesina
“Le preoccupazioni legate ad aspetti e profili di sicurezza sono le preoccupazioni degli alleati e sono in primis anche le nostre preoccupazioni. Questo significa anche garanzie per i cittadini, garanzia per il nostro Paese e per le nostre aziende. E questi hanno una precedenza sulle opportunità economiche“.
Assist che però non piace ai pentastellati, che in risposta alle dichiarazioni di Moavero fanno trapelare: “Siamo d’accordo con il ministero, di fronte alla sicurezza non possono esserci compromessi di alcun genere. Fortunatamente non è il caso del memorandum sulla via della Seta, che come sa lo stesso ministro Moavero è stato negoziato dalla Farnesina, il suo Ministero“.
Altro terreno di scontro è l’acquisto degli F35 su cui Salvini non fa sconti
“L’Italia deve far parte di un’alleanza e deve potersi difendere“. E anche su questo punto il sostegno di Moavero non manca: “Gli F-35 sono aerei dei quali è stato previsto l’acquisto per l’ammodernamento delle nostre forze armate e rappresentano un impegno contrattuale. Io sono del parere che gli impegni assunti vanno mantenuti”, anche se, da buon diplomatico, non rompe il fronte con il premier: “Come in tutti i contratti c’è spazio tra i contraenti per delle riflessioni”.
Dichiarazione che vengono prese al volo dai pentastellati
“Siamo felici che anche il ministro Moavero concordi sull’aprire una riflessione in merito al programma degli F35, nel rispetto degli impegni gia’ assunti e su cui l’Italia non si fara’ parlare dietro”.
Siamo ai colpi di fioretto, ma ancora per poco
La prossima settimana torneranno caldissimi diversi fronti. Conte si troverà alla Camera a dover spiegare il memorandum sulla Cina, su cui sono già pronte le risoluzioni delle opposizioni, ovvimante contrarie. Mercoledì 20 il caso Diciotti si impadronirà dell’aula del Senato con il voto sull’autorizzazione a procedere nei confronti del titolare dell’Interno.
Il giorno seguente, sempre a Palazzo Madama, ecco la sfiducia nei confronti del ministro Danilo Toninelli. Due passaggi chiave per la tenuta del governo, che potrebbero distendere o irrigidire i rapporti di forza all’interno della compagine gialloverde.
(LaPresse)