Brexit, giorni decisivi: appello della May ai ‘ribelli’ per il terzo voto

Il futuro della Brexit verrà deciso al massimo mercoledì quando i deputati saranno chiamati a votare ancora una volta, la terza, l’accordo raggiunto dal governo con l’Ue e l'annesso rinvio "tecnico" del divorzio al 30 giugno

Foto LaPresse / AFP in foto Theresa May

LONDRA – Settimana decisiva per la premier britannica Theresa May. Come stabilito dalla mozione governativa che il Parlamento ha approvato venerdì scorso a larga maggioranza, il futuro della Brexit verrà deciso al massimo mercoledì quando i deputati saranno chiamati a votare ancora una volta, la terza, l’accordo raggiunto dal governo con l’Ue e l’annesso rinvio “tecnico” del divorzio al 30 giugno. Se il Parlamento non appoggerà l’accordo, c’è la possibilità che il Regno Unito “non lascerà l’Ue per molti mesi, forse mai”, è l’avvertimento lanciato dalla premier dalle pagine del Sunday Times, mentre due ministri del suo gabinetto, i titolari delle Finanze, Philip Hammond, e del Commercio, Liam Fox, hanno messo in guardia che May potrebbe rinunciare alla terza votazione se non otterrà il sostegno necessario. “Non è certo” che si terrà la votazione, ha dichiarato Hammond sulla Bbc spiegando che “rinnoveremo l’accordo solo se siamo sicuri che un numero sufficiente di deputati nostri e del Dup (Northern Ireland Union Party) sono pronti a sostenerlo affinché possa passare attraverso il Parlamento”. “Sarebbe difficile giustificare la necessità di un voto, se siamo sicuri di perdere”, ha aggiunto Fox. Il testo, frutto di lunghi negoziati con Bruxelles e destinato a sancire il divorzio il 29 marzo, è stato respinto il 15 gennaio, con 432 voti contrari e martedì scorso con 391 voti. May aveva programmato di presentarlo di nuovo ai parlamentari martedì o mercoledì, prima del Consiglio europeo di giovedì. Nel frattempo, sta cercando di convincere gli euroscettici più intransigenti del suo partito e i deputati del Dup, suo alleato in Parlamento, a cambiare idea. Gli unionisti del Dup continuano a chiedere ulteriori garanzie legali sul controverso ‘backstop’, la clausola di garanzia del confine tra l’Irlanda e l’Irlanda del Nord tesa a impedire il ritorno di una frontiera fisica e che prevede che il Regno Unito rimanga in un “territorio doganale unico” con l’Europa. Il fronte pro-Brexit teme che questo legherà indefinitamente il proprio paese all’Unione europea e gli unionisti rifiutano lo status speciale che sarebbe conferito all’Irlanda del Nord.

May ha bisogno del voto di altri 75 parlamentari per vincere. Secondo la premier, se i parlamentari appoggeranno il suo accordo prima del Consiglio europeo di giovedì, allora lei stessa cercherà “una breve estensione tecnica” oltre la data del 29 marzo. Ammettendo che “non è un risultato ideale”, May ricorda che l’alternativa “sarebbe molto peggiore” con l’ipotesi di dover partecipare alle europee di maggio. “L’idea che il popolo britannico si rechi alle urne per eleggere gli eurodeputati tre anni dopo aver votato per lasciare l’Ue è qualcosa a cui difficilmente si può pensare”, ha scritto la premier secondo cui “non potrebbe esserci simbolo più potente del fallimento politico del Parlamento”.

Un ultimo spiraglio è sembrato arrivare anche dal leader laburista Jeremy Corbyn, che ha definito “ridicolo” un terzo voto in Parlamento ma ha ammesso che il suo partito sarebbe disposto a votare l’intesa a condizione che sia poi sottoposta a un “referendum confermativo”, come previsto da un emendamento laburista, presentanto dai deputati Peter Kyle e Phil Wilson. “Se il governo presenterà un nuovo accordo ai deputati presuppongo che sarà di nuovo sconfitto”, ha dichiarato. In questo caso, ha precisato di voler poi presentare una mozione di sfiducia per May.

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