BRASILIA – Il presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, ha ordinato che nelle caserme siano celebrate “le dovute commemorazioni” del 55esimo anniversario del colpo di Stato del 31 marzo 1964. Che installò una dittatura militare durata 21 anni. Lo ha fatto sapere l’incaricato stampa, Otávio Régo Barros, parlando ai giornalisti al palazzo presidenziale del Planalto. A proposito delle celebrazioni, ha spiegato che “i comandanti sceglieranno nelle loro guarnigioni e il contesto in cui dovranno essere realizzate”. Bolsonaro, ex capitano dei paracadutisti il cui governo comprende otto militari fra 22 ministri, è un dichiarato ammiratore del periodo della dittatura. “Non considera il 31 marzo 1964 come un colpo di stato militare”, ha spiegato il portavoce. Ma “ritiene che la società unita, sentendo il pericolo che il Paese stava vivendo”, sia riuscita a unire “civili e militari, recuperare il Paese e si rimettersi in marcia”.
Bolsonaro è un dichiarato ammiratore del periodo della dittatura
Se quei fatti non fossero accaduti, ha proseguito il portavoce, “oggi qui avremmo un tipo di governo che non sarebbe buono per nessuno”. Da quando ha assunto l’incarico il 1 primo gennaio, Bolsonaro ha avallato altre dittature latinoamericane. Come quella del paraguayano Alfredo Stroessner (1954-1989) e del cileno Augusto Pinochet (1973-1990). Questi regimi facevano parte dell’Operazione Condor, coordinamento repressivo in Sud America, al fianco di Argentina, Bolivia, Uruguay e Brasile. Nel giugno 2016, Bolsonaro aveva dichiarato a radio Jovem Pan: “L’errore della dittatura è stato torturare senza uccidere”.
E durante la sessione della Camera in cui nell’aprile dello stesso anno fu votata la destituzione della presidente Dilma Rousseff, ex guerrigliera torturata dai militari, il leader dell’estrema destra aveva dedicato il suo voto al colonnello. Che era a capo dell’intelligence sotto la dittatura, accusato di almeno sei omicidi sotto tortura. “Alla memoria del colonnello Carlos Alberto Brilhante Ustra, il terrore di Rousseff, io voto sì”, aveva detto. Nel 2011 Rousseff in precedenza aveva vietato a tutti i corpi dell’esercito ogni commemorazione della dittatura. Secondo la Commissione nazionale della verità, in quei 21 anni avvennero 434 omicidi e centinaia di casi detenzioni arbitrarie e tortura di oppositori. Documenti declassificati dagli Usa lo scorso anno hanno mostrato che l’eliminazione dei dissidenti era decisa al palazzo presidenziale.
(LaPresse)