RIO DE JANEIRO – Centinaia di manifestanti sono scesi in strada a Brasilia intonando ‘Mai più dittatura’ in occasione del 55esimo anniversario del golpe del 1964 che ribaltò il governo del presidente Joao Goulart. Inaugurando 21 anni di regime militare.
Proteste contro il presidente Bolsonaro
Circa mille i dimostranti che hanno sfilato nella capitale: hanno accusato il presidente di estrema destra Jair Bolsonaro, ex capitano dell’esercito e palese ammiratore della dittatura, di essere un “militante”. Urlando slogan come ‘Bolsonaro fuori’. Ulteriori cortei contro la dittatura del 1964-1985 sono in programma a Rio de Janeiro e a San Paolo.
La bufera sulla commemorazione
Le proteste giungono dopo la polemica sollevata da Bolsonaro con la sua decisione di commemorare l’anniversario “come si deve” nelle caserme. Venerdì una giudice, Ivani Silva da Luz, aveva vietato queste celebrazioni stabilendo che l’iniziativa è “incompatibile con il processo di ricostruzione democratica” promosso dalla Costituzione del 1988. E che le date delle commemorazioni ufficiali devono essere approvate dal Congresso. Ma ieri in appello un’altra giudice, Maria do Carmo Cardoso, ha annullato il divieto accettando l’argomentazione del governo. Secondo cui la democrazia in Brasile è sufficientemente forte da sostenere “un pluralismo di idee”.
La linea di Bolsonaro
Bolsonaro, che si trova in Israele per una visita di tre giorni, è il primo presidente dle Brasile da quando è stata ripristinata la democrazia nel 1985 a esaltare pubblicamente il regime militare. In passato Bolsonaro si è riferito alla dittatura definendolo un periodo “glorioso” della storia del Brasile. E nel 2008 dichiarò che “l’errore della dittatura è stato di avere torturato ma non ucciso”.
Periodo ‘glorioso’. Bolsonaro strizza l’occhio alle dittature militari
Da quando si è insediato alla presidenza il 1° gennaio, Bolsonaro ha riservato parole positive alle dittature militari degli anni ’70 e ’80 in America Latina, come quelle di Alfredo Stroessner in Paraguay e Augusto Pinochet in Cile. In Brasile almeno 434 persone furono uccise o scomparvero durante i 21 anni di dittatura. Decisamente meno dei 30mila morti in Argentina e degli oltre 3.200 in Cile durante i rispettivi periodi di governi militari di estrema destra. Ma a differenza dei vicini sudamericani il Brasile non ha perseguito i funzionari dell’esercito per i crimini dell’era del regime.
(LaPresse/AFP)