TRAPANI – La Dia di Trapani ha notificato a un imprenditore 64enne originario di Alcamo (Trapani) e ai suoi famigliari un decreto di confisca del loro patrimonio disposto dalla la Corte d’appello di Palermo. L’uomo, noto nella provincia trapanese sia per le attività nel settore edilizio che in quello turistico alberghiero, da anni ha spostato il centro dei suoi interessi nella cittadina di Castelvetrano (Trapani). Dove gestiva con la sua famiglia una struttura alberghiera con annessa sala ricevimenti. Situata lungo la strada che conduce al parco archeologico di Selinunte.
Nella seconda metà degli anni novanta, era rimasto coinvolto in una vasta indagine giudiziaria che portò alla luce gli intrecci tra mafia e imprenditoria nel capoluogo trapanese. Ha subito l’arresto insieme a numerosi altri imprenditori il 3 luglio 1998. E gli venne contestato il concorso in associazione mafiosa, in quanto, scrive la Dia di Trapani, ritenuto imprenditore ‘a disposizione’ dei più autorevoli esponenti mafiosi dei ‘mandamenti’ della città e di Alcamo (Trapani). Ovvero di Vincenzo Virga e Antonino Melodia, entrambi attualmente detenuti all’ergastolo. In particolare Vincenzo Virga, aggiunge la Dia, sarebbe stato socio occulto del 64enne e di altri imprenditori compiacenti. In alcune attività di speculazione edilizia realizzate nel territorio trapanese.
Gestiva con la sua famiglia una struttura alberghiera con annessa sala ricevimenti vicino al parco archeologico di Selinunte
Il procedimento penale si concluse per il 64enne con sentenza di condanna (a seguito di patteggiamento) a un anno e quattro mesi. Per favoreggiamento reale e favoreggiamento personale continuato, con l’aggravante specifica di avere l’associazione di tipo mafioso. Più di recente, ha ricevuto una condanna per truffa ai danni dello Stato e delle Comunità europea. Per aver illecitamente percepito finanziamenti pubblici destinati alla realizzazione di attività imprenditoriali nel settore turistico.
Nel 2013, il direttore della Dia, alla luce delle riforme del 2008 in tema di misure di prevenzione, ha disposto accertamenti patrimoniali nei confronti dell’imprenditori. Per verificare l’origine del patrimonio da lui accumulato nel tempo. In sede cautelare, il tribunale di Trapani-sezione penale e misure di prevenzione ha ordinato il sequestro dell’intero patrimonio del proposto. Ma al termine del procedimento, il 6 giugno 2016, ha disposto la confisca di beni per due milioni di euro. A seguito di ricorso proposto dalla Procura di Palermo, la Corte d’Appello ha riformato il provvedimento di primo grado. Ritenendo che la quasi totalità del patrimonio del 64enne, mobiliare e immobiliare, fosse correlabile al periodo in cui aveva rapporti con la mafia.
A suo carico la Corte d’appello ha inoltre riconosciuto più recenti manifestazioni di pericolosità sociale legate a condotte truffaldine a consumazione prolungata. Come evasione fiscale e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Sono stati sottoposti a confisca, in tutto o in parte, i compendi aziendali e il relativo capitale sociale delle società Amodeo Costruzioni, Eat e Fly, Dedalo, Cange hotel, Società semplice ac di Impellizzeri Francesca oltre a 159 tra terreni e fabbricati, partecipazioni societarie, beni mobili registrati e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 40 quaranta milioni di euro.
(LaPresse)