Migranti, Mimmo Lucano: “Mi difendo nel processo, non dal processo”

Ieri la Cassazione ha riconosciuto l'insufficienza di indizi a suo carico

Foto Adriana Sapone / LaPresse in foto Mimmo Lucano

MILANO – “Io mi difendo nel processo e non dal processo”. Così l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, intervistato da ‘Circo Massimo’ su Radio Capital, il giorno dopo la sentenza con cui la Cassazione ha riconosciuto l’insufficienza di indizi a suo carico. In merito all’accusa di aver turbato le procedure di gara per l’assegnazione, del servizio di raccolta rifiuti urbani del comune che amministrava.

“Penso che questa storia sia diventata qualcosa che ha a che fare con la politica, con lo schierarsi da una parte o dall’altra. Io sono l’ultimo anello. La Cassazione ha detto poi che non dovevo subire le restrizioni cautelari per i reati che mi sono stati attribuiti. Sono stato sospeso da sindaco, è stata interrotta una decisione democratica”, aggiunge Lucano.

A fine marzo annullato dalla Cassazione l’obbligo di firma per la compagna di Mimmo Lucano

E’ stata annullata la misura cautelare dell’obbligo di firma a Tesfahun Lemlem, la compagna di Mimmo Lucano, sindaco di Riace sospeso, coinvolta nell’inchiesta su Riace. La sesta sezione penale della Cassazione ha infatti accolto il ricorso della difesa, gli avvocati Lorenzo Trucco e Andrea Daqua, e ha dichiarato cessata l’efficacia della misura senza rinvio. Lo si apprende da fonti legali.

Alla donna, di origine etiope, vengono quindi contestati gli stessi reati del sindaco sospeso Lucano, tra cui il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare. Originariamente le era stato imposto il divieto di dimora, trasformato nell’ottobre scorso dal tribunale del riesame in obbligo di firma.

(LaPresse)

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