QUITO – Non è stata ancora nessuna decisione su una potenziale espulsione di Julian Assange dall’ambasciata inglese. Un anonimo alto funzionario del governo dell’Ecuador avrebbe reso noto che nessuna decisione è stata presa per espellere Julian Assange dall’ambasciata del Paese a Londra nonostante i messaggi inviati via Twitter da Wikileaks secondo cui la sede diplomatica si prepara a cacciare il fondatore di Wikileaks e avrebbe già raggiunto un accordo con la Gran Bretagna per il suo arresto.
I mandati di arresto e le accuse
Nei giorni scorsi Moreno aveva accusato Assange di aver violato ripetutamente le condizioni di asilo. Wikileaks sostiene che l’Ecuador avrebbe già trovato un accordo con il Regno Unito per l’arresto di Assange. Già nel nel 2010 un tribunale svedese aveva chiesto l’arresto di Assange per tre accuse di stupro, molestie sessuali e di coercizione illegittima, ma nel 2017 il caso era stato archiviato.
Nei suoi confronti resta però il mandato d’arresto da parte della polizia di Londra. Nel 2010 era stato arrestato dalla polizia britannica in seguito a un mandato di arresto europeo e internazionale da parte dell’Interpol, su richiesta delle autorità svedesi, ma dopo aver ottenuto di essere liberato su cauzione per dieci giorni era fuggito. Nel 2012 aveva richiesto e ottenuto asilo politico nell’ambasciata dell’Ecuador. Questo per i timori di essere estradato negli Stati Uniti, una volta messo sotto processo in Svezia, per la rivelazione di enormi quantità di documenti riservati statunitensi.
Chi è Julian Assange?
E’ un giornalista, programmatore, attivista, cofondatore e caporedattore di Wikileaks, il sito che ha fatto tremare i vertici del potere. Si tratta di un sito senza scopo di lucro che riceve, in maniera del tutto anonima, documenti coperti da segreto militare, bancario, industriale e di stato. Ogni singolo documento, soggetto a criptazione viene analizzato e curato da giornalisti, scienziati e attivisti, poi eventualmente analizzato da Assange e pubblicato.
Wikileaks
Nasce nel 2006 ma arriva al suo culmine nel 2007 con la pubblicazione di segreti sull’equipaggiamento militare durante la guerra in Afghanistan, la gestione del carcere di Guantanamo e la corruzione che dilaga in Kenya. Le conseguenze di queste pubblicazioni causano una momentanea chiusura del sito (nel 2008) per poi essere riaperto l’anno successivo. In quest’anno i volontari sono circa 1200.
Nel 2011 viene addirittura candidato per il premio Nobel per la pace. Una seconda conseguenza provocata da questi documenti è la fuga del cofondatore Assange. Nel 2012 si rifugia nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra per cercare di fuggire alle frequenti pressioni di Svezia e Usa. L’obiettivo resta quello di assicurare che gli informatori rimangano nel totale anonimato (anche per evitare qualsiasi tipo di ripercussioni). Un’altra caratteristica che dà sicurezza a Wikileaks e a coloro che al suo “interno” lavorano, è quello di non avere una sede fisica, tutto opera e viaggia nel web o per altri canali.
Le notizie shock
Le fughe di notizie riguardano anche le persone di Berlusconi, Clinton, Gheddafi (sia di tipo politico e sia a livello personale). Per arrivare ad attacchi di spionaggio verso l’ONU e tantissimo altro. Entrano in ballo intercettazioni a figure politiche di rilievo di tutto il mondo con conseguenti attacchi informatici e oscuramenti del sito Wikileaks (leak in inglese significa fuga di notizie). E ancora sommosse in Tunisia e altri tipi di ripercussioni.
Le precauzioni
Però bisogna ricordare una cosa. Assange prima di far scoppiare la bolla si era creato una sorta di garanzia a protezione della sua figura e dei suoi colleghi. Essa consiste nella eventuale pubblicazione automatica di un documento, precedentemente decriptato, nel momento in cui accada qualcosa ad Assange o ai membri di Wikileaks.