PENNSYLVANIA – Pediatra ammette e si confessa: ho abusato di decine di bambini. Nel 2000 lʼOrdine dei medici lo aveva assolto da accuse simili dandogli così la possibilità di perseverare nelle violenze a minori suoi piccoli pazienti e ad alcuni membri della sua stessa famiglia.
Johnnie Barto è il pediatra che davanti alla corte ha confessato violenze sessuali ai danni di 31 bambini che aveva in cura di un’età compresa tra gli 8 e 12 anni e un neonato.
Violenza sessuale su minori.
L’autore del crimine è della Pensilnvania. Barto, ha 71 anni. Si era dichiarato colpevole nel dicembre 2018 per l’aggressione sessuale di 31 bambini, inclusi alcuni membri della sua stessa famiglia. L’orco si è servito della sua autorevolezza per alimentare i suoi desideri malati con bimbi che necessitavano di cure. Gli episodi risalgono agli anni ’80. Mentre nel 2000 il dottore era apparso davanti al Consiglio di Medicina della Pennsylvania con l’accusa di aver molestato due bambine negli anni ’90. Il consiglio chiuse però il caso, permettendo così a Barto di continuare a praticare la professione.
Violenze reiterate
All’epoca il pediatra aveva un grande sostegno da parte della comunità scientifica, e le accuse erano state ritenute ‘incongruenti con la sua reputazione’. Da allora Johnnie Barto ha continuato ad abusare e violentare molti bambini. Fino a quando non è stato arrestato nel gennaio 2018 su ordine della Procura locale. Ad indignare ancor di più l’opinione pubblica americana il fatto che il pediatra, nel corso del processo, ha confessato di aver violentato anche un neonato.
La radiazione dall’Ordine
La polizia ha avviato le indagini e dopo diversi anni il caso è stato chiuso con la condanna del mostro che ovviamente è stato sospeso e dunque radiato dall’ordine dei medici degli Stati Uniti d’America. “Il dottor Johnnie Barto – ha spiegato il procuratore generale Josh Shapiro – si è servito della sua autorevolezza per alimentare i suoi desideri malati con bimbi che necessitavano di cure per dei problemi di salute, e sfruttando la fiducia che in lui riponevano i genitori”.
