MILANO – Nel mirino del presidente degli Stati Uniti Donald Trump è finita circa la metà (50%) degli alimentari e delle bevande made in Italy esportate in Usa dove nel 2018 si è registrato il record per un valore di 4,2 miliardi (+2%). E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti. Che ha inaugurato al Vinitaly una mostra sugli effetti della black list stilata dall’amministrazione statunitense. Nei confronti dei prodotti europei dazi annunciati in risposta agli aiuti europei all’Airbus. Che danneggiano la Boeing alle prese con la crisi scaturita dagli incidenti di cui è stato protagonista il jet 737 Max.
“Si tratta di una lista per un importo complessivo di 11 miliardi di dollari. Che comprende anche importanti prodotti agroalimentari di interesse nazionale come – sottolinea la Coldiretti – vini tra i quali il Prosecco e il Marsala, formaggi come il pecorino. Ma anche l’olio di oliva, gli agrumi, l’uva, le marmellate, i succhi di frutta, l’acqua e i superalcolici tra gli alimentari e le bevande colpite”.
“Con i dazi – spiega la Coldiretti – aumenterebbero i prezzi dei prodotti italiani sul mercato americano. E sarebbero più competitive le falsificazioni ottenute sul territorio statunitense e quelle provenienti da Paesi non colpiti dalle misure di Trump. Basti pensare che il 99% dei formaggi di tipo italiano in Usa sono in realtà realizzati in Wisconsin, California e New York, dal Parmesan al Romano senza latte di pecora. Dall’Asiago al Gorgonzola fino al Fontiago, un improbabile mix tra Asiago e Fontina. Ma il problema riguarda tutte le categorie merceologiche. Come l’olio Pompeian made in Usa, i salumi più prestigiosi, dalle imitazioni del Parma e del San Daniele alla mortadella Bologna o al salame Milano. Senza dimenticare i pomodori, come il San Marzano che viene prodotto in California e venduto in tutti gli Stati Uniti”.
“Ma è certamente il vino – avvisa la Coldiretti – uno dei settori più colpiti come dimostra la ‘cantina degli orrori’ aperta dalla Coldiretti al Vinitaly. Dove hanno esposto dal Bordolino argentino nella versione bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore al Kressecco. Ma ci sono anche il Barbera bianco e il Chianti fatto in California, il Marsala sudamericano e quello statunitense che potrebbe sostituire quello made in italy colpito dai dazi di Trump. Un rischio concreto che riguarda anche per il Prosecco che guida la classifica dei vini italiani più taroccati. Con le imitazioni diffuse in tutti i continenti dal Meer-secco al Kressecco, dal Semisecco e al Consecco, ma hanno smascherato le vendite anche del Whitesecco e del Crisecco”.
(LaPresse)