Pordenone, migranti: smantellata una banda che faceva entrare gli irregolari

L'organizzazione agiva da due anni

PORDENONE – E’ in corso dalle prime ore dell’alba una vasta operazione della polizia di Pordenone che sta eseguendo arresti e perquisizioni. Nei confronti dei componenti di un gruppo criminale transnazionale dedito all’introduzione illegale di cittadini africani, previa falsificazione di documenti. L’indagine della Mobile della città friulana ha interessato la comunità ghanese locale. Individuando una persona, di nazionalità ghanese, in grado di far giungere in Italia e nei Paesi dell’Unione Europea, cittadini africani. Predisponendo falsa documentazione, dai visti ai passaporti, per assicurarne l’ingresso illegale, previo pagamento di ingenti somme di denaro.

Si è quindi delineato un ben strutturato ed articolato sodalizio che operava da almeno due anni. E gestito da un ghanese che soggiornava regolarmente a Pordenone, referente per la propria comunità. L’uomo era quindi in grado di far giungere dall’Africa connazionali privi dei requisiti di ingresso. Falsificando materialmente i documenti di viaggio, con tariffario di 6mila euro, escluse invece le spese per il viaggio aereo.

I pagamenti illeciti venivano effettuati tramite i circuiti internazionali di money-transfer, con somme autoriciclate in Ghana attraverso investimenti immobiliari. Dal contesto investigativo si è riscontrata una vera e propria tratta di persone sulla rotta Accra-Instanbul-Bologna. Ma anche Parigi o Amsterdam oltre che aeroporti in altri paesi dell’Unione Europea. A seguito delle indagini il pm ha chiesto e ottenuto dal gip un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per favoreggiamento dell’immigrazione illegale pluriaggravato in concorso nei confronti del capo del gruppo, un 30enne ghanese residente in provincia di Pordenone, operaio in un’azienda che produce mobili. Altri 4 ghanesi risultano indagati, per gli stessi capi d’imputazione. E hanno sottoposto a perquisizione domiciliare il titolare di una ex agenzia di viaggi, sempre disposta dalla Procura.


(LaPresse)

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