Sudan, i militari: “Sarà un governo civile”. Ma il popolo resta in piazza

Per quanto riguarda le sorti di Al-Bashir, è "in detenzione", ma non hanno intenzione di estradarlo

(Photo by MOHAMMED HEMMEAIDA / AFP)

KHARTUM – Il popolo resta in piazza in Sudan anche dopo la destituzione di Omar Al-Bashir, che per 30 anni ha guidato il Paese con il pugno di ferro. I manifestanti protestano ora contro i militari, che dopo avere deposto Al-Bashir si sono insediati al potere. Annunciando che il Paese sarà gestito per due anni da un Consiglio militare di transizione.

I militari promettono un governo civile, smentito il golpe

La piazza è determinata a cacciare i generali del regime, che dal canto loro per placare gli animi sostengono che non ci sarà un governo militare ma civile. E che quello di giovedì non sia stato un golpe. I militari lanciano anche un avvertimento: non sarà tollerata “nessuna violazione della sicurezza da nessuna parte”. Il riferimento sembra essere al coprifuoco notturno introdotto giovedì (valido per un mese dalle 22 alle 4), che i manifestanti hanno sfidato restando in piazza a protestare contro l’esercito per chiedere un governo civile.

Il cambio di vertice nel Consiglio militare

Intanto, in serata è arrivato il cambio al vertice del Consiglio militare. Il ministro della Difesa, Awad Ibn Auf, ha annunciato la scelta di lasciare il ruolo di capo, in un discorso alla tv di Stato. E ha nominato come suo successore il luogotenente generale Abdel Fattah Abdelrahman Burhan.

Sudan, le preoccupazioni dell’Onu

Al Consiglio di sicurezza dell’Onu l’ambasciatore del Sudan, Yasir Abdelsalam, ha dichiarato che il Consiglio militare di transizione in Sudan “non governerà, sarà il garante di un governo civile che verrà formato in collaborazione con le forze politiche e con le parti interessate”. Aggiungendo che “la sospensione della Costituzione potrà essere revocata in ogni momento” e che “il periodo di transizione potrebbe essere ridotto” a meno di due anni, “in funzione degli sviluppi sul terreno e degli accordi fra le parti”.

Al-Bashir non sarà estradato

Per quanto riguarda le sorti di Al-Bashir, invece, i militari confermano che è “in detenzione”, ma annunciano che non intendono estradarlo. Al-Bashir, 75 anni, è ricercato dalla Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aia per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi in Darfur. Dove il conflitto cominciato nel 2003 secondo l’Onu ha causato oltre 300mila morti e 2,5 milioni di sfollati. Giovedì Amnesty International aveva chiesto di consegnare Al-Bashir alla Cpi.

Tensioni a Khartum, il popolo scende in piazza

In occasione di un grande raduno per la preghiera del venerdì, migliaia di donne e uomini vestiti di bianco si sono raccolti sotto un sole cocente davanti al quartier generale dell’esercito a Khartum. L’imam che guidava la preghiera era avvolto in una bandiera del Sudan. In pieno marasma economico, il Paese è teatro di proteste da dicembre. Sono scoppiate per la prima volta il 19 dicembre a seguito della decisione di triplicare il prezzo del pane e da allora si sono trasformate in mobilitazione nazionale contro Al-Bashir, per chiederne le dimissioni.

(LaPresse/AFP)

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