Foggia, carabiniere ucciso: il killer era già condannato, attendeva l’appello

Sabato mattina, secondo quanto ricostruito, l'assassino ha avvicinato i militari che transitavano in strada con l'auto di servizio. Impossibile per loro immaginare cosa sarebbe accaduto pochissimi istanti dopo

© LaPresse-Donato Fasano

MILANO – Alla procura di Foggia rimangono pochi dubbi: il killer di Cagnano Varano voleva vendicarsi. Giuseppe Papantuono si sarebbe legato al dito le due perquisizioni a cui è stato sottoposto pochi giorni prima dell’omicidio del maresciallo Vincenzo Carlo Di Gennaro.

Il procuratore capo stenta a parlare di movente

Il procuratore capo Ludovico Vaccaro, in conferenza stampa, ha parlato di un gesto “totalmente privo di motivazioni”. E, soffermandosi sulla folle dinamica, con la voce rotta ha confessato la difficoltà nel trovare una ragione per comprendere quanto successo sabato mattina: “Stento a parlare di movente” perché “un movente deve avere consistenza. E, stando agli elementi ricostruiti, il motivo è del tutto inconsistente rispetto al gesto compiuto”. Pregiudicato per droga e lesioni, nel 2017 era stato arrestato in flagranza dopo aver accoltellato un uomo. Condannato in primo grado, era a piede libero.

Foggia, il killer aveva promesso di vendicarsi

Davanti alla pm Ileana Ramundo, che lo ha interrogato, Papantuono ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. “Di recente aveva subito due controlli”, ha spiegato Vaccaro, era stato trovato in possesso di alcune dosi di stupefacente e di un coltello. E, portato, in caserma “aveva manifestato una sorta di risentimento generico”, pronunciando la frase: “Ve la farò pagare”. Una minaccia che non ha esitato a mantenere. Nonostante ciò “la premeditazione non è stata contestata” perché “è giusto procedere per gradi”, ha evidenziato il magistrato, anche se “indubbiamente ci sono degli elementi. Ma la scelta è stata quella di aspettare anche la sua versione”.

La dinamica degli eventi e l’omicidio del maresciallo

Sabato mattina, secondo quanto ricostruito, l’assassino ha avvicinato i carabinieri che transitavano in strada con l’auto di servizio. Impossibile per loro immaginare cosa sarebbe accaduto pochissimi istanti dopo. Quando Di Gennaro ha abbassato il finestrino per chiedere a Papantuono di cose avesse bisogno, lui ha iniziato a sparare contro i due militari. “Si è fermato quando ha finito il caricatore, si è aggrappato allo sportello, ha pronunciato frasi di rabbia e ha tentato di rubargli le armi”, è il racconto shock del procuratore capo. Il collega Pasquale Casertano, rimasto ferito, “ha messo in moto. Solo in curva l’aggressore è caduto, ed è stato immediatamente bloccato”. Con sé aveva ancora la pistola, priva di munizioni.

Si esclude un legame con la mafia

Il procuratore capo ha escluso un legame tra l’esecuzione e la mafia: “Si tratta di un gesto sconsiderato di una persona”. Ma ha messo in guardia: “E’ la dimostrazione che la criminalità ha assunto sul territorio un livello di aggressività enorme. Una persona sottoposta a due controlli, assolutamente fondati, ha una reazione aggressiva verso lo Stato che si è ‘permesso’ di controllare”. In una nota il Viminale ha ribadito di aver “rafforzato i presidi di polizia e intensificato l’attività investigativa” sulla zona. Grazie all’incremento delle operazioni di controllo del territorio gli episodi di delittuosità nella provincia sono scesi nei primi tre mesi di quest’anno a 5267 rispetto ai 6291 dello stesso periodo nel 2018.

Il maresciallo stava per sposarsi, presto sarebbe diventato comandante di stazione

Di Gennaro, 46 anni, stava per sposarsi. “Migliaia di carabinieri anche oggi sono nelle strade – ha twittato l’Arma -. Ne manca uno, Vincenzo”. Nei suoi confronti nutriva grande stima il comandante provinciale, Marco Aquilio: “Dieci anni fa è arrivato in provincia di Foggia e sicuramente a breve sarebbe diventato comandante di stazione”.

Salvini condivide la foto del killer, scatta la polemica

E mentre gli accertamenti si concentrano sulla pistola (come e dove l’omicida l’ha trovata?), su Facebook è polemica per la fotografia di Papantuono, immortalato immobilizzato sull’asfalto, diffusa dal ministro dell’Interno. “Alcune anime belle di sinistra si sono dette sconcertate”, ha affermato Matteo Salvini, che “all’infame” ha augurato “di finire i suoi giorni in galera lavorando da mattina a sera. Perché guardare la tv è troppo comodo”.

(LaPresse/di Ester Castano)

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