TRIPOLI – Le forze di Tripoli sono passate al contrattacco. Un vero e proprio raid che si è sostanziato nell’attacco alla base aerea di Tamahint, nel sud della Libia. Non si sa ancora quali siano state le conseguenze anche perché il generale Ramadan al Barasi, comandante della base, ha negato qualsiasi conquista dicendo di avere ancora il controllo della stessa.
Gli ultimi scontri in Libia
Secondo fonti locali il Gna avrebbe conquistato la base, sequestrato 15 veicoli e poi l’avrebbe lasciata. Elicotteri del Lna hanno attaccato il quartier generale del Gna ad Aziziya e quattro uomini delle forze del governo di concordia nazionale sono rimasti uccisi in un attacco condotto nella notte da altri aerei su Wadi al Rabia. In totale dal Lna 4 attacchi aerei mentre per il Gna raid su Wadi al Rabia, sulla base di Houn e a Jafra, nella Libia centrale, oltre che a Saadiya, a sud Tripoli. In tutto questo il bilancio sarebbe già drammatico: 205 vittime le vittime, 913 i feriti e oltre 25mila sfollati. Intanto il ministero dell’Interno del governo di Tripoli ha accusato la Francia di sostenere il comandante Khalifa Haftar. Ha così annunciato l’interruzione della cooperazione con Parigi e spiccato un mandato d’arresto nei confronti dello stesso Haftar e di sei dei suoi collaboratori. Stessa carta giocata dal governo di Haftar che precedentemente aveva annunciato un mandato d’arresto contro Serraj e alcuni dei suoi.
Le reazioni ‘europee’
Nessun risultato, dunque, raggiunto dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu che aveva puntato ad un cessate il fuoco grazie anche alla collaborazione della Gran Bretagna. Anche perché pare che la Russia abbia contestato l’idea che l’offensiva sia partita dall’Esercito nazionale libico (Lna) di Haftar. La Germania, dal canto suo, ha chiesto e ottenuto una riunione del Consiglio a porte chiuse per stasera alle 21. Ma anche in questa circostanza la sensazione è che per arrivare ad una tregua (se mai ci sarà) bisognerà attendere ancora molto tempo.