E’ un braccio di ferro. Da un lato Matteo Salvini, dall’altro Luigi Di Maio. In mezzo, a mediare, Giuseppe Conte.
E’ stato un Consiglio dei ministri teso. Al centro dello scontro che blocca il tavolo c’è la norma ‘Salva Roma’ contenuta nel decreto Crescita. Il vicepremier grillino era arrivato in ritardo, perché impegnato a DiMartedì su La7. E Salvini ha reagito alla temporanea assenza del collega scendendo dal palazzo per dire ai giornalisti di aver stralciato il provvedimento riguardante la Capitale con l’avvallo di Conte. Il capo del Carroccio aveva già manifestato il poco gradimento alla misura, considerandola un aiuto alla Capitale a discapito degli altri Comuni.
La mossa del leghista, però, ha fatto infuriare il premier e i grlinni:”Non c’è alcuno stracio”, hanno fatto sapere i penta-stellati. Poi l’arrivo di Di Maio e il via alle tensioni. Ad alimentarle, oltre alla questione Roma, anche il caso Siri.
Nella riunione il ministro Tria ha garantito che il Salva Roma è a costo zero. Spiegazione sposata da Di Maio. “Questo provvedimento – ha spiegato il leader dei 5 Stelle – non mette un euro sulla Capitale, dice solo che le banche devono chiedere meno interessi per il debito del Comune. Se non passa è solo una ripicca verso i cittadini romani”.
L’impasse è stato superato a mezzanotte passata, grazie allo stralcio di alcuni comuni del Salva Roma. La Lega si è mostrata soddisfatta: “I debiti della Raggi non saranno pagati da tutti gli italiani, ma restano in carico al sindaco”. Cercadi vedere il bicchiere mezzo pieno, invece, il M5S:”E’ solo l’inizio – fanno sapere dal Movimento -. Il parlamento migliorerà la norma”.