NAPOLI – Ha sfidato il tempo e le avversità della vita. Trenta album e 20 singoli pubblicati e oltre 5mila i concerti sparsi in tutto il mondo. Ha perso per strada pezzi importanti volati via sulle note delle loro indistruttibili canzoni, ma la band è ancora in piedi, dopo quarant’anni di ininterrotta attività. E’ il Banco del Mutuo Soccorso che il 10 di questo mese ha pubblicato il suo nuovo album: ‘Tansiberiana’. Espressione del genere progressive, il Banco nasce negli anni ’70 per volere di Vittorio Nocenzi, ‘deus ex machina’ della band, allora già affermato tastierista che, assieme al fratello Gianni, a Franco Coletta, Fabrizio Falco e Mario Achilli volle, fortissimamente volle partecipare a un’audizione presso la RCA per presentare alcune sue composizioni. Erano gli anni in cui la voglia di cambiare gli schemi e le regole faceva da filo conduttore a molti gruppi rock e progressive del tempo; erano gli anni in cui si ricercavano nuovi suoni mescolando musica classica e musica pop, gli anni dei ‘concept album’, delle ‘opere manifesto’ che analizzavano e approfondivano i problemi.
Erano gli anni in cui imperversavano band musicali del calibro dei Genesis, Pink Floyd, Jethro Tull, King Crimson, Dire Straits. Il primo album del Banco del Mutuo Soccorso è datato 1972 dal titolo omonimo, in cui testi di Francesco Di Giacomo si sposano alla perfezione con le composizioni di Vittorio Nocenzi. E ancora: ‘Darwin’, ‘Io sono nato libero’, ‘Canto di primavera’, a cui hanno fatto seguito decine di pubblicazioni fino ad arrivare al ‘Live Banco’ del 2007. Poi una lunga sosta che ha visto la band in giro per il mondo. Poi l’imponderabile: la tragica morte della voce del gruppo, Francesco Di Giacomo, prima, e del chitarrista Rodolfo Maltese, poi. Mentre Vittorio Nocenzi giaceva in un letto d’ospedale per una grave emorragia cerebrale. Eventi drammatici che avrebbero piegato in due qualsiasi band costringendola anzitempo al capolinea del percorso artistico. E invece, dopo oltre 40anni il Banco del Mutuo Soccorso ritorna prepotentemente alla ribalta con un nuovo album: ‘Transiberiana’, per l’etichetta internazionale Inside Out Music/Sony Music Group. Un cd tutto inedito, da ascoltare e riascoltare per carpirne e assaporarne ogni minima sfumatura, ogni volontà del gruppo di andare oltre, perché il “Banco – afferma Vittorio Nocenzi – è un’idea che non puoi fermare”. Non di certo una versione sbiadita e scontata, ‘Transiberiana’ è lo “sforzo collettivo di un gruppo di musicisti di incredibile talento che in questo lavoro hanno messo non solo la loro perizia musicale, la creatività e l’esperienza, ma anche e sopra ogni altra cosa il cuore e l’anima”.
Insieme all’intramontabile Vittorio Nocenzi il nuovo Banco si presenta col chitarrista Filippo Marcheggiani, il chitarrista ritmico Nicola Di Già, il bassista Marco Capozi, il batterista Fabio Moresco e il cantante Tony D’Alessio, che ha ricevuto la pesante eredità di una delle colonne portanti dello storico gruppo, Francesco Di Giacomo, ed entrato ufficialmente nella band il 20 settembre del 2016.
“In realtà – spiega D’Alessio a Cronache – l’interazione con il Banco è iniziata un po’ prima. Ho avuto l’onore di essere contattato direttamente da Vittorio Nocenzi per essere selezionato tra le tre voci per partecipare al tour in onore di Francesco di Giacomo dal titolo ‘Un’idea che non puoi fermare’. Nessuno delle tre voci sarebbe stata l’unica, ma avremmo cantato insieme. Poi c’erano grandi attori come Moni Ovadia, Tony Servillo e Franca Valeri che avrebbero recitato durante il concerto. Fu così che lo raggiunsi allo studio di Genzano per cominciare la collaborazione col Banco”.
Come nasce la sua passione per la musica?
Già da piccolo ho iniziato a studiare pianoforte per poi fare l’esame di solfeggio al Conservatorio a soli 7 anni. Il tutto anche grazie ad una passione per la musica tramandatami dal nonno materno che, tra l’altro, aveva il mio stesso nome. La musica per me è arrivata prestissimo e da piccolo ascoltavo sia lo Zecchino d’Oro che Mozart. Poi sono letteralmente impazzito per l’hard rock. Amavo il rock progressivo: i Genesis, i Pink Floyd, i King Crimson, tanto per citarne alcuni. E, dopo una parentesi nella recitazione, mi sono proiettato a capofitto nel canto, verso quel genere di rock duro, ‘incazzato’.
Quali i gruppi musicali che l’hanno formata artisticaente?
Ho iniziato a fare i miei studi individuali di approfondimento e già a 14 anni cantavo in giovani band. Tre anni dopo ho iniziato a comporre qualcosa di più concreto assieme ai ‘Prolano Strasse’ poi agli ‘Incest of Society, e successivamente con i ‘Lost Innocence’, e i ‘Guernica’. Nel 1996 conosco Filippo Marchegiani e Francesco Di Giacomo con cui ho fatto dei casting per entrare nella loro band ‘Gli Scenario’ e nel 2000 abbiamo fatto uscire un disco di rock progressivo. Poi l’esperienza ad X Factor 2013 con gli Ape Escape conseguendo il secondo posto.
Ci parli ora di ‘Transiberiana’, il cd uscito lo scorso 10 maggio. Perché questo titolo.
E’ proprio dal titolo che è nato il tutto. Vittorio Nocenzi cercava un titolo che lo ispirasse e con Paolo Logli, coautore dei testi, avevano scritto una serie di titoli tra questi appunto ‘Transiberiana’. Che risultava essere indicatissimo per raccontare le esperienze degli ultimi anni, i cambiamenti sociali, ciò che è oggi l’umanità nonché il dolore della perdita durante un ipotetioco viaggio.
Insomma ‘Transiberiana’ non è altro che la metafora del viaggio della vita?
Si, si tratta di un viaggio metaforico. E’ un disco caratterizzato da invenzioni musicali e grandi performance strumentali. E soprattutto, da tanta tanta energia. E’ il primo album registrato in studio dopo 25 anni, anzi si tratta di un ‘concept album’. E’ un viaggio immaginario sulla linea ferroviaria che attraversa l’Asia fra panorami magnifici, incidenti, lotte coi lupi, ruderi di gulag, nevicate favolose e l’arrivo, infine, sull’oceano. C’era l’esigenza di raccontare questo percorso immaginario in cui Francesco Di Giacomo e Rodolfo Maltese sono con noi, a bordo della Transiberiana che guardano fuori dal finestrino, col naso schiacciato sul vetro”.
A che target di pubblico oggi andate a proporvi?
Non c’è un target preciso, ma ci rivolgiamo a persone pensanti, a quelli che hanno voglia di riflettere. Questo è un disco complicato dove il piacere viene sul lungo ascolto per poter poi entrare nelle atmosfere della musica. In questo disco si sente molto il primo Banco, quello più progressivo e in alcuno momenti ci sono le apertura tipiche della band come il brano ‘Campi di fragole sotto la neve’, ed anche melodia leggermente diverse dalle solite.
La copertina sembra un chiaro ritorno al passato?
Infatti, mostra una cartina del globo a forma di salvadanaio, un riferimento alla cover del disco d’esordio del 1972 dal titolo ‘Banco del Mutuo Soccorso’.