STOCCOLMA – Dopo gli Stati Uniti, anche la Svezia si muove per processare Julian Assange, detenuto nel Regno Unito dopo l’arresto l’11 aprile scorso all’interno dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Dopo che Quito gli aveva revocato l’asilo politico. La procura svedese infatti ha chiesto l’arresto del fondatore di WikiLeaks per stupro, dopo la riapertura di un caso di presunta violenza sessuale di cui è accusato l’attivista australiano.
La Svezia chiede l’arresto di Assange
È il primo passo verso il tentativo di estradizione in Svezia, a cui Assange è sfuggito una prima volta. Rifugiandosi nella rappresentanza diplomatica del Paese sudamericano. La richiesta dovrà essere valutata da un tribunale di Uppsala. Se le autorità la accetteranno “spiccheremo un mandato d’arresto europeo”, ha annunciato la procuratrice Eva-Marie Perrson.
L’arresto in contumacia
L’arresto in contumacia è parte della procedura giudiziaria svedese quando un sospetto si trova fuori dal Paese o non può essere individuato. Assange è stato condannato a 50 settimane di reclusione il primo maggio scorso da una corte londinese per aver violato i termini della libertà vigilata nel 2012. Su di lui pende la richiesta di estradizione inoltrata dagli Stati Uniti alle autorità di Londra per la diffusione di documenti riservati del dipartimento di Stato. Il sito di ‘whistleblowing’ fondato da Assange negli anni scorsi ha ottenuto e poi rivelato numerosi documenti top secret di governi occidentali. La magistratura svedese ha riaperto il caso di stupro che riguarda Assange dopo il suo arresto nel Regno Unito.
Il creatore di WikiLeaks è accusato di stupro
La vicenda nasce dall’accusa di una donna che sostiene di essere stata violentata dall’attivista dopo averlo incontrato a una conferenza di WikiLeaks a Stoccolma nel 2010. Accuse sempre respinte dall’interessato e su cui indagano gli investigatori scandinavi. Che avevano chiuso il caso solo per l’impossibilità di proseguire le indagini per la latitanza del fondatore del sito. Ma sempre lunedì WikiLeaks ha denunciato l’imminente sequestro dei beni di Assange che si trovano nell’ambasciata dell’Ecuador.
I dimostranti chiedono la liberazione di Assange
Il materiale includerebbe manoscritti, carte giudiziarie, cartelle cliniche e device elettronici. Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri di Quito, Jose Valencia, ha fatto sapere che i beni di Assange sarebbero stati confiscati. E che sarebbe poi toccato alla magistratura ecuadoriana decidere quali consegnare alle autorità di Washington. E lunedì, dopo che si è diffusa la notizia, fuori dall’ambasciata nella capitale britannica si è riunito un gruppo di dimostranti contrari al sequestro. Con cartelli che chiedevano la liberazione di Assange e inneggiavano alla libertà di parola.
(LaPresse/AFP/di Niccolò Borella)