Conte apre la crisi di governo: Di Maio e Salvini dicano ciò che vogliono fare e la smettano di cercare like oppure lascio

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse in foto Giuseppe Conte

ROMAGiuseppe Conte parla alla nazione. E apre la crisi di governo. Il premier si dice disponibile a continuare con il suo ruolo di mediatore, in tutto e per tutto. Poi, però, mette spalle i due partiti: chi vuole mandare a casa il governo lo dica.
“Dobbiamo confrontarci, dare tutta l’attenzione possibile ai problemi e alle soluzioni, senza metterci ad ascoltare le piattaforme online o metterci a caccia di like. Lavorare nell’interesse esclusivo del Paese significa predisporsi ad abbracciare un orizzonte temporale più ampio, con un atteggiamento costruttivo. Se continuiamo a indugiare con le polemiche a mezzo stampa, non possiamo lavorare. Questi perenni costanti conflitti comunicativi pregiudicano la concentrazione su quanto dobbiamo fare, ogni ministro si occupi di quello che è di sua competenza”. Poi rincara la dose. “Salvini e Di Maio dovranno dire apertamente cosa intendono fare, oppure rimetterò il mandato al Quirinale. E farò lo stesso qualora dovessero continuare certi atteggiamenti”.

L’inizio soft

“Non mi sono mai preoccupato per la tenuta del contratto, che è un elemento di forza per il presente e il futuro di questo governo. Sono stato determinato ad accettare l’incarico di governo, mi piace ricordare a distanza di tempo le parole che ho speso quando ho prestato giuramento al Quirinale. Devo fare l’interesse esclusivo della nazione. Non ho mai giurato altra fedeltà al di fuori di questa. Sin dall’insediamento abbiamo rivendicato la formula di essere il governo del cambiamento. Il nostro, il mio governo, è nato dall’esigenza di dare un cambio di passo al Paese rispetto a quanto fatto dalle forze politiche che sono state maggioranza in passato”. Una stoccata quella sulla fedeltà solo alla Repubblica che non avrà fatto di certo saltare dalla sedia Salvini e Di Maio.

Un elenco vecchio di un anno

Poi un lungo elenco di quello che è stato fatto e di quello che si farà: “Siamo intervenuti per tutelare le fasce sociali più deboli, per creare sviluppo, per rispondere all’esigenza di sicurezza che c’è in Italia. Abbiamo varato lo spazzacorrotti, siamo entrati in azione per contrastare il rischio idrogeologico, dando priorità a chi è stato più colpito dalla crisi con il reddito di cittadinanza. Su questo dovremo rafforzare i controlli, così come insistere sul tema dell’immigrazione per mandare via chi non ha titolo a stare nel nostro territorio”. Che sono praticamente gli stessi concetti espressi quando questo esecutivo stava nascendo.

Lega da assecondare, grillini da non umiliare

Conte ammette soltanto che in effetti qualche nervosismo c’è stato. E indirettamente ammette anche che ora bisogna accontentare la Lega, cercando di evitare il più possibile umiliazioni ai grillini: “Siamo stati costretti a vivere costantemente in un clima da campagna elettorale e questo ha inciso sulla coesione dell’esecutivo. Il governo, però, non è entrato in una fase di stallo nonostante la campagna per le Europee sia stata particolarmente aspra. Ora siamo entrati nella fase-2 che è inaugurata dall’approvazione che ci aspettiamo in Parlamento del decreto Sbloccacantieri e del decreto Crescita. Intendo assicurare l’autonomia alle Regioni che ne hanno fatto richiesta tramite referendum, avendo cura che però questo possa contribuire ad aggravare il divario tra il Nord e il Sud”. La botte piena e la moglie ubriaca. Cercando di non scontentare nessuno, Europa e mercati in testa. Si tira a campare. Fino a quando è tutto da vedere. Poi, però, Conte ribalta tutto e mette Lega e 5 Stelle spalle al muro. Ora non si scherza più.

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