ROMA – Il premier Giuseppe Conte ha porto condizioni per far andare avanti il suo governo che già pochi minuti dopo la fine del suo discorso non ci sono. Il suo lungo intervento in conferenza stampa nel corso del quale si è detto pronto a dimettersi se Lega e 5 Stelle non la smetteranno con frecciatine e post social al veleno, dimenticandosi di essere al governo, apre una partita che mette i due partiti di maggioranza faccia al muro.
La richiesta di Conte già disattesa
Conte ha chiesto compattezza, unità di intenti, di porre fine alla perenne campagna elettorale e di rispettare il contratto di governo. Ma le posizioni tra le parti sono diametralmente opposte. Matteo Salvini ha detto che “la Lega c’è”, ma anche che sui vincoli europei non c’è discussione, mentre il premier vuole tenere il pallino del dialogo con Bruxelles. E poi il leghista vuole spingere per la Tav, argomento sul quale i pentastellati non vogliono sentire ragioni. Ed ecco come le condizioni chieste dal premier sono già, banalmente, venute meno.
Il terrore dei 5 Stelle
La preoccupazione di una parte del Movimento, però, che si sta trasformando in terrore è quella di andare a casa. E può essere sufficiente, chissà, a evitare un immediato ritorno al voto, anche se questo può determinare, di fatto, il definitivo tramonto del progetto grillino. Luigi Di Maio si è limitato a ribadire la sua disponibilità e la necessità di un vertice a tre per risolvere le questioni. La resa è all’orizzonte, anche perché la Lega è pronta ad alzare ulteriormente la posta. E se i grillini si piegheranno ancora sarà la fine. Altrimenti dovranno accettare di andare al voto. Dalla padella alla brace. E la sensazione è che i vertici pentastellati non sappiano come venirne fuori.
Le opposizioni: si torni al voto
Chi auspica, invece, un ritorno alle urne rapido sono le forze di opposizione. Silvio Berlusconi e Nicola Zingaretti, leader di Forza Italia e Pd, chiedono la fine di questa avventura e criticano aspramente l’intervento di Conte, ritenuto sostanzialmente solo di facciata. In effetti l’inquilino di Palazzo Chigi ha ripetuto per gran parte del tempo quanto già detto, e fatto solo in minima parte, l’anno scorso. Poi, però, ha voluto, almeno pubblicamente, provare a smarcarsi e rimettere la questione eterno scontro nel governo nelle mani dei due leader. Che ora dovranno decidere: tregua o tutti a casa? I prossimi giorni saranno decisivi.