ROMA – I vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno siglato una sorta di pace forzata. In questo momento nessuno dei due vuole andare al voto anticipato e per evitarlo serve fare squadra, o quantomeno buon viso a cattivo gioco. L’Ue chiede conto all’Italia, per evitare un ulteriore isolamento i gialloverdi devono riempire la casella relativa al ministero delle Politiche Europee.
Il chiarimento
Dopo la campagna elettorale per le Europee al vetriolo, Di Maio e Salvini si sono chiariti. A portarli a ragionare sulla necessità di ricucire gli strappi non solo l’intento comune di evitare il voto anticipato, ma anche la presa di posizione del premier Conte che si è detto indisponibile al ‘tirare a campare’.
Gli obiettivi
“Ci siamo detti chiaramente che se si va avanti, si va avanti sugli obiettivi che ci siamo dati, per combattere e non per vivacchiare o tirare a campare – ha raccontato questa mattina Di Maio – ma era necessario incontrarci per fare ripartire tutto, le tante promesse da mantenere, dal salario minimo all’abbassamento delle tasse, dobbiamo metterci al lavoro prima possibile”.
Nessun rimpasto di governo
Non è in discussione, ma serve riempire la casella ministeriale relativa alle politiche europee soprattutto adesso che l’Ue scalpita e chiede all’Italia chiarezza sul debito e sui conti. “Durante l’incontro non abbiamo parlato di ruoli e rimpasti – ha spiegato Di Maio –. Ma bisogna nominare assolutamente il ministro delle politiche Ue e credo che nelle prossime settimane individueremo sia il ministro sia i sottosegretari da rimpiazzare”.
Tensione con l’Ue
Il vicepremier pentastellato, alle prese con le crisi aziendali Mercatone Uno, Whirpool e Ilva, ammorbidisce i toni con l’Unione e conviene con la necessità di effettuare dei tagli. “Si fanno sicuramente tutti i tagli delle spese inutili dello Stato – ha elencato Di Maio –, si fa la lotta all’evasione, con il carcere per i grandi evasori, però dobbiamo abbassare la tassazione per riuscire a fare ripartire l’economia e questo lo dobbiamo fare anche con dei margini che ci deve dare l’Unione europea sugli investimenti, sull’abbassamento del cuneo fiscale”.
Il rimpiazzo e l’incognita Garavaglia
Dopo le dimissioni dei sottosegretari leghisti Armando Siri e Edoardo Rixi, in seguito al coinvolgimento in un’inchiesta giudiziaria il primo e dopo la condanna il secondo, il governo gialloverde vede a rischio anche Massimo Garavaglia a cui la magistratura contabile contesta il danno erariale per la vendita sotto costo di un palazzo. Di Maio si è portato avanti e ha avvisato: “Mi auguro che il viceministro Garavaglia sia innocente. Altrimenti auspico che lasci come successo con Rixi”.