Governo confuso, Giorgetti fa retromarcia sui minibot e Salvini la spara grossa sulla flat-tax

Dietrofront leghista sullo strumento finanziario che aveva proposto Borghi

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse 07-05-2018 - Roma Politica Vertice del centro destra a Palazzo Grazioli prima delle Consultazioni. Nella foto Giancarlo Giorgetti, Matteo Salvini Photo Vincenzo Livieri - LaPresse 07-05-2018- Rome Politics Meeting of the center right coalition at Palazzo Grazioli. In the picture Giancarlo Giorgetti, Matteo Salvini

Cambia rotta il governo penta-leghista. Non è la prima volta che l’esecutivo di Giuseppe Conte è costretto a fare marcia indietro su qualcosa che aveva sostenuto e difeso all’estremo: stavolta è toccato ai minibot. A dare loro lo stop è stato Giancarlo Giorgetti.

Alla base del cambio di opinione (Giorgetti era tra i principali sostenitori dei minibot), in realtà, ci sarebbe un attrito tra il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e Claudio Borghi, presidente della commissione bilancio alla Cemera e ideatore dei minibot.  E l’astio con il collega, in rampa di lancio per ottenere la poltrona di commissario europeo, è saltato fuori mentre veniva intervistato a Losanna dai giornalisti impegnati a seguire i lavori del Cio per l’assegnazione dei giochi invernali 2026.

“Qualcuno crede ancora a Borghi? – ha detto il sottosegretario-. – Vi sembrano verosimili i minibot? Se si potessero fare, li farebbero tutti”.

Non solo i cinque stelle: anche il Carroccio, vittima del successo elettorale, viene attraversato da frizioni interne.

L’inversione a U sui minibot è un segnale pericoloso per la stabilità dell’esecutivo. Soprattuto quando nel dna del governo c’è la volontà di affiancare la gestione del Paese ad una campagna elettorale costante. Elemento che spinge i protagonisti a promettere tanto, a volte troppo e a poi dover fare dietrofront. Oggi Matteo Salvini ha rilanciato sulla flat tax. Intervistato da SkyTg24 a Milano Marittima ha garantito che si farà e che varrà almeno 15 miliardi: “Non è un capriccio della Lega diminuire le tasse alle famiglie, alle imprese, ai lavoratori. E’ l’unico modo per far ripartire questo Paese. A Bruxelles si mettano l’anima in pace: nel 2020 non tutti ma tanti italiani pagheranno meno tasse, apriranno nuove imprese e ci saranno più assunzioni”.

Per renderà realtà la manovra, però, ha sostenuto il vicepremier non c’è bisogno di una nuova tassa e neppure di una manovra aggiuntiva: “Anzi,vogliamo fare subito la manovra che di solito si fa in inverno”.

La promessa è alta, troppo alta. E il rischio dell’ennesimo dietrofront pure sulla flat tax è alto.

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