Asse Roma-Casale per il polo calzaturiero. Iovine: l’ho detto tempo fa ai pm, non so se sono andati avanti

Le dichiarazioni del boss pentito di San Cipriano d'Aversa durante il processo a carico di Giovanni Malinconico

CARINARO – Da Roma per investire a Carinaro nel polo calzaturiero. Ma per farlo, l’azienda che ha costruito i 40 capannoni da vendere agli imprenditori locali, avrebbe stretto un patto con il clan dei Casalesi. A rivelarlo è stato Antonio Iovine, venerdì scorso, durante il processo (misure di prevenzione personale e patrimoniale) a carico di Giovanni Malinconico.

L’incontro napoletano

Il boss pentito di San Cipriano d’Aversa, rispondendo alle domande del pm Alessandro D’Alessio e dell’avvocato Giuseppe Stellato (difensore di Malinconico) ha riferito al tribunale di Santa Maria di un incontro avvenuto al centro direzionale.

Un referente dell’impresa capitolina avrebbe avuto il compito di contattare le cosche dell’Agro aversano per trovare con loro un’intesa e consentire all’azienda di realizzare i lavori ‘superando i problemi ambientali’: evitare il blocco dei cantieri, gli incendi dei macchinari e ritorsioni varie. “Erano gli inizi degli anni Duemila – ha spiegato Iovine al presidente Massimo Urbano -. Paolo Caterino, mio cugino Renato Caterino e Giovanni Malinconico videro questo referente a Napoli”.

Il progetto di ‘o ninno

Ma ‘o ninno, sostenuto anche da Michele Zagaria, non voleva limitarsi ad incassare la tangente che avrebbe garantito tranquillità all’azienda: aveva fiutato il business, desiderava investire direttamente nella costruzione dei capannoni con delle proprie società.

“La persona di Roma, però, ci disse che avevano già altri impegni, non so di che tipo. Caterino mi spiegò che era meglio non insistere, che la cosa avrebbe comportato problemi. So che la ditta completò l’opera. Queste – ha aggiunto il collaboratore di giustizia – sono cose che ho già detto ai pm, non so se poi sono andati avanti (con le indagini, ndr.)”.

La relazione con Malinconico

Il clan ha comunque continuato ad avere interessi nel polo calzaturiero: per anni le attività sono state costrette a pagare migliaia di euro proprio a Iovine e Zagaria a titolo di tangente (e per tali episodi sono già stati condannati). Durante il processo, il boss pentito sanciprianese ha ripercorso anche il suo rapporto con Malinconico: “Era un socio, un amico. L’ho conosciuto tramite mio cugino Renato Caterino: lui mi fece sapere che voleva incontrarsi con me in relazione ai cantieri per la Tav. Erano gli anni Novanta”. E da quella data sarebbe nata una relazione imprenditoriale tra i due “destinata a crescere”, fino ad arrivare ai business milionari relativi ai lavori lungo l’argine del fiume Volturno e di rifacimento del centro urbano di Villa Literno. Il processo riprenderà a luglio.

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