ROMA – Il Movimento 5 Stelle non elegge deputati e senatori, non elegge portavoce. Elegge belle statuine. Che quando si svegliano dall’incanto vengono cacciate fuori senza esitazione. Il fatto che i parlamentari non abbiano vincolo di mandato è suprema tutela della garanzia per non finire in una dittatura della maggioranza.
Se un partito che ha la maggioranza decide di cancellare gli stipendi ai dipendenti statali e farli lavorare schiavi e oppressi, ad esempio, si presuppone che i parlamentari dotati di libero arbitrio non votino. Ma ai 5 Stelle evidentemente questa idea non piace. E allora avanti con le espulsioni. Dopo Paola Nugnes e Gregorio De Falco al Senato, è la volta di Veronica Giannone e Gloria Vizzini alla Camera. A proposito, anche chiedere le dimissioni dei parlamentari in dissenso per fare spazio a nuovi ‘yes man’ (come fanno le orde impazzite di pentastellati sul web tra un insulto e l’altro) è antidemocratico.
La nota 5 Stelle
“Questa decisione è stata presa a seguito delle segnalazioni delle ripetute violazioni dello Statuto e del Codice Etico del MoVimento 5 Stelle e dello Statuto del Gruppo Parlamentare del MoVimento alla Camera. A questo si aggiungono le votazioni in difformità dal Gruppo di numerosi emendamenti contrari alla linea politica del Movimento e per le quali entrambe hanno ricevuto un richiamo formale. E ancora la partecipazione in conferenze stampa gravemente lesive dell’immagine del MoVimento. Oltre che la mancata restituzione forfettaria dal mese di ottobre 2018 a cui sono tenuti per regolamento tutti i parlamentari eletti del MoVimento 5 Stelle.
Il MoVimento 5 Stelle deve andare avanti compatto. Lo richiedono le nostre regole e lo richiedono i milioni di cittadini che ci hanno dato fiducia. Nessuno è al di sopra delle regole e chi le viola sarà sanzionato in proporzione alla gravità”, si legge nella nota grillina sul Blog delle Stelle, Cassazione virtuale della Casaleggio e Associati.
Regole tradite
Ma le regole nel Movimento non sono uguali per tutti. La restituzione degli stipendi, citata nella nota, è diventata sempre più rara. Anche perché le risorse vanno a finire in un fondo privato al quale possono attingere solo tre persone, tra le quali Di Maio. E non tutti i dissidenti vengono trattati allo stesso modo. Le ultime espulsioni, però, aprono irrimediabilmente una nuova crepa. Perché Giannone e Vizzini sono state cacciate fuori dopo non aver votato la legge sulla Legittima difesa. E non sono state le sole.
Area Fico in rivolta
Tra coloro che hanno deciso di non esprimersi ci sono Giuseppe Brescia e Luigi Gallo, Doriana Sarli, Yana Ehm, Andrea Caso, Gilda Sportiello, Vittoria Casa, tutti componenti dell’ala sinistra del Movimento che fa capo a Roberto Fico. E ce ne sono anche altri di parlamentari che sono pronti ad abbandonare il Movimento che sembra fare capo sempre più a Matteo Salvini, invece che a un Di Maio travolto dalla difficoltà nel fare il ministro e dalla quella a gestire un Movimento che ha tradito tutto, persino le sue Stelle. Fine del governo, fine del Movimento o entrambe? Continuando così la terza ipotesi è quella più probabile.