ROMA – Tornano all’attacco i governatori di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna dopo l’accordo al ribasso, ma ancora non sancito, raggiunto venerdì sull’Autonomia. E’ Attilio Fontana a criticare per primo l’operato del governo che ha allestito, secondo il presidente della Lombardia, “una cialtronata”. “Credo che sia ormai chiara la non volontà di una parte del governo di non arrivare a una soluzione che sia accettabile. Ritengo che ci sia una sorta di provocazione: quando in una proposta di autonomia si tolgono l’autonomia fiscale e materie come l’istruzione, evidentemente non si vuole arrivare a una soluzione”, attacca chiamando in causa anche il premier Conte: “Quando si invoca l’unità d’Italia, il fatto che il Nord sta truffando il Sud, non sono intelligentissimo ma capisco anch’io. Ne prendo atto”.
Pure Luca Zaia calca la mano collegando l’intesa con la stessa vita del Governo. Insomma se non si fa l’Autonomia non ha senso che l’esecutivo prosegua. Un vero e proprio tam tam. Un cerchio di critiche che si chiude con Stefano Bonaccini: “L’Emilia Romagna aspetta parole di chiarezza dal Governo sull’autonomia: la nostra Regione non ha chiesto 1 euro in più ed è sacrosanto aiutare i territori più svantaggiati. Ma se qui, attraverso una gestione più efficiente delle risorse, riusciamo a risparmiare, allora è giusto che questi soldi siano reinvesti sul nostro territorio e usati per dare migliori servizi ai cittadini dell’Emilia-Romagna, non per altro”.
Il premier Giuseppe Conte non ci sta, ma non si presta a repliche ufficiali, pur rivendicando con i fedelissimi la validità del suo operato. Sulle modifiche finite sul banco degli imputati, fonti governative sottolineano che si tratta di “migliorie apportate con l’ok dell’alleato”, quindi della Lega. I nervi sono tesissimi e non è un buon preludio per il vertice di lunedì a palazzo Chigi, dove Conte avrà più grane da affrontare. Prima di tutto chiudere proprio sull’Autonomia, ma la ribellione dei governatori non sono di buon auspicio, e portare l’intesa nel prossimo Cdm. Infine dovrà tentare di riportare la pace tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, per evitare la crisi di governo. Anche qui la strada sembra in salita.
Donatella Di Nitto (LaPresse)