Assalto armato nel centro scommesse, l’ombra dei clan

E' accaduto nel quartiere Ponticelli a Napoli. Bottino di 3mila euro

NAPOLI - Erano circa le 9 del mattino di ieri, quando un rapinatore che indossava un casco integrale che gli copriva il volto ha fatto irruzione all’interno del centro scommesse ‘Match Point’ in via Merola a Ponticelli. Non c’è voluto molto per capire quell’uomo cosa volesse. Puntava all’incasso e per rendere le operazioni più rapide ha estratto una pistola e l’ha puntata contro i dipendenti presenti nella struttura. In cassa c’erano circa tremila euro, l’esatta cifra che il rapinatore ha portato via. Era apparentemente solo, ma non è escluso che potesse esserci un complice che lo attendeva all’esterno. Le indagini sono state avviate dalla polizia che ha ascoltato il racconto delle vittime ed ha acquisito le immagini dei sistemi di videosorveglianza installati proprio all’interno del centro. Si tratta solo dell’ennesimo caso, dell’ennesimo raid di questa estate infuocata dal punto di vista microcriminale. Una delle ipotesi al vagli delle forze dell’ordine è che questi ‘picchi’ possano non essere attribuibili solo a estemporanei cani sciolti, ma che dietro possano esserci i ‘picciotti’ dei clan che, in questo modo, quando le città si svuotano per le ferie, riescono a fare cassa. Un dato allarmante e forse reso noto per difetto: in città ed in periferia ogni mese ci sono non meno di quattrocento aggressioni per rapina e scippo; il numero delle aggressioni potrebbe anche essere di gran lunga superiore, se è vero che molte vittime ritengano erroneamente inutile la denuncia alle forze dell’ordine. Gli aggressori di pensionati, i rapinatori di tabaccai e supermercati, di commercianti in genere, gli aggressori di ragazzini, di turisti che agiscono in città ed in periferia, aumentano giorno dopo giorno. Certamente entra in azione in tutte le zone della città un esercito di giovanissimi malviventi; saranno cento, duecento o forse più che quotidianamente percorrono le strade della città in cerca di vittime da aggredire e tra queste vittime cresce il numero degli stranieri, dei turisti che già cominciano ad affollare le nostre strade. Molti hanno paura; in alcune zone periferiche chi aspetta la sera un familiare che torna dal lavoro è costantemente in ansia e non aspetta in casa ma va in strada per incontrarlo e per superare insieme una zona a rischio. In alcune zone siamo vicinissimi alla ronde. Da qualche anno si discute, si discute soltanto, di ciò che si deve fare per ‘salvare’ Napoli dalla microcriminalità che sta creando disagi e malessere come la camorra o forse di più della camorra. Due facce della stessa distorta medaglia sociale. Sulla pelle dei napoletani brucia di più la microcriminalità che la camorra con le sue spietate esecuzioni. Va detto che ciò avviene in tutte le grandi città, in tutto il mondo. I napoletani ‘sorridono di rabbia’ quando sentono le istituzioni preposte a garantire la tranquillità a tutti che discettano sull’arrivo dell’Esercito, di nuovi poliziotti. Promesse, almeno finora, non mantenute. Oggi nessuno lo ammette, certe istituzioni non danno alla stampa le notizie delle rapine alle persone, ma verrà l’inaugurazione dell’Anno Giudiziario, (ancora lontana), a sconfessare scettici e ‘cantastorie’.

L’ombra della camorra

L’allarme era già stato lanciato tempo fa. Ma si tratta di questioni che, ciclicamente, si ripresentano e sono diretta emanazione di quanto accade a livello criminale più alto, ovvero diretta conseguenza di quanto accade nei palazzi del potere della camorra dell’area nord. Non parliamo di camorra, ma di microcriminalità. Di un nuovo picco di raid registrato dopo che le pistole dei clan hanno cessato di sparare e che le cosche hanno incominciato a cercare nuovi equilibri malavitosi. Assetti finalizzati, naturalmente, a rimpinguare le casse svuotate dai tanti mesi di guerra e di controlli che hanno frenato e, in molti casi, fermato, l’affare droga. “Quando i clan non sparano stanno pensando a come recuperare soldi” afferma un investigatore. Ed è in quel momento che la percezione criminale cresce per chi invece, in alcune zone, semplicemente ci abita. Sono stati ad esempio registrati diversi raid ai danni degli automobilisti in prossimità dei semafori. Si tratterebbe di una o più bande di giovanissimi che sono tornate a seminare il terrore in varie zona. Analizzando la modalità d’azione, approfittano dei tratti in cui la strada si restringe. Sempre uguali le dinamiche dei colpi. Quando cresce la percezione di insicurezza, aumentano di pari passo l’omertà e la paura. Nel mirino ci sarebbero soprattutto le auto di marca italiana e gli scooter Honda e Piaggio. Non va meglio agli esercenti. In alcuni casi, quando ci sono scippi e rapine, le conseguenze allungano i danni materiali. “Alcuni mesi fa ho subito una rapina nel mio negozio e da allora la clientela si è dimezzata” ha affermato il titolare di un supermercato. L’economia muore anche così.

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