ROMA – Cresce l’attesa per la conferenza dei capigruppo del Senato, fissata alle 16 per decidere il calendario della crisi di governo, aperta dalla Lega. Le parole di questa mattina della presidente Elisabetta Alberti Casellati, sull’eventualità di convocare l’aula domani in caso si mancata unanimità in capigruppo sul calendario, sta provando reazioni discordanti. Secondo le opposizioni si tratterebbe di una “forzatura politica” con il rischio di ledere il diritto di funzione parlamentare per gli eletti all’estero. Per esempio il senatore del Pd, Francesco Giacobbe, si trova in Australia, seggio in cui è stato eletto, e con tutta la buona volontà sarà difficile che arrivi per una eventuale assemblea domani in giornata. Il rischio è che con le assenze potrebbe mancare il numero legale.
Le modalità
Stando al regolamento in mancanza del numero legale l’aula si riconvocherebbe ogni venti minuti per 4 volte dopodiché si andrebbe direttamente al giorno dopo il 14 agosto con lo stesso schema, fino a quando l’assemblea non è in grado di lavorare. Loredana De Petris, capogruppo del Misto, contesta le dichiarazioni della Casellati, sostenendo che in caso di mancata unanimità si può andare in aula secondo la decisione della capigruppo presa in maggioranza ed eventualmente chiedere in apertura di seduta il cambio di calendario. Per De Petris quindi con una eventuale convocazione dell’aula il 20 (data presumibile) si può chiedere l’inversione dell’ordine del giorno “senza forzature dettate da contingenze politiche”.
LaPresse