Giuseppe Conte ha messo in ombra il politico di Pomigliano d’Arco. Il suo discorso al Senato, quando ha annunciato le proprie dimissioni, quando ha criticato in modo duro l’ormai ex alleato Matteo Salvini, gli ha di fatto affidato il ruolo di leader. E’ lui che sta tenendo in piedi la trattativa, tra un Beppe Grillo che vorrebbe un esecutivo di tecnici, un Casaleggio che esplicitamente non interviene e un Di Maio che ieri pomeriggio ha spiazzato tutti con il suo ultimatum.
Tra i botta e risposta, gli interventi per ‘raffreddare’ e quelli per infiammare ulteriormente la situazione, c’è un dato certo: potranno discutere, scervellarsi quanto vogliono, ma il tutto per diventare realtà dovrà passare per il web, per la piattaforma Rousseau. Su questo il Movimento 5 Stelle è apparso intransigente. E forse l’intervento di Di Maio è finalizzato, nei limiti del possibile, anche ad influenzare il voto degli iscritti.
Probabilmente l’idea delle urne non dispiace più di tanto all’ex vicepremier. Perché nell’esecutivo che si sta per formare è stato di fatto messo da parte. Ridare la parola agli elettore significherebbe rimettere tutto in discussione: azzerare e ricominciare.
Chi vuole che il governo si faccia è Conte. E stamattina il premier incaricato proverà di nuovo a ricucire nell’incontro previsto con i rappresentanti dei Cinque Stelle e dei dem: c’è un programma da stilare. Ci sono due anime politiche, totalmente diverse, da far combaciare.