Terra dei fuochi, Russo: il ministro Costa ha fallito

Il vicepresidente del consiglio regionale della Campania: “Altro che candidato governatore, meglio Carfagna. Agenti impiegati anziani e poco formati”

Ermanno Russo, vicepresidente del consiglio regionale della Campania

Nonostante i proclami l’emergenza Terra dei fuochi in Campania non è mai finita. La stagione estiva è stata caratterizzata dagli incendi di spazzatura tra le province di Napoli e Caserta e le promesse del ministro dell’Ambiente Sergio Costa, confermato anche nel governo Conte bis, non hanno portato la svolta sperata. A denunciarlo, a ‘Cronache’, è Ermanno Russo, vicepresidente del Consiglio regionale della Campania ed esponente di punta di Forza Italia sul territorio, che non si sottrae alle domande sulle elezioni per Palazzo Santa Lucia ormai alle porte.

Consigliere, sta per chiudersi un’altra estate di roghi ed emergenza rifiuti. Lei che da sempre si occupa di Terra dei Fuochi, come pensa che sia stato gestito il problema?

Non sono un tecnico ma ricevo tantissime segnalazioni e sollecitazioni da nostri concittadini della provincia a nord di Napoli, come del Casertano, che lamentano l’assenza di una strategia nel contrastare i roghi. Eppure abbiamo un ministro dell’Ambiente che ai primi giorni di mandato, quello precedente non questo attuale, aveva preso impegni precisi su Terra dei Fuochi, incassando la fiducia delle nostre comunità. Duole constatare che a distanza di quasi due anni nulla è cambiato.

Il ministro Costa sostiene che i numeri degli incendi siano in calo e che, di contro, più persone siano state individuate e punite. Come mai non vi trovate d’accordo?

I dati sono sempre un patrimonio per approntare un piano organico e una strategia, sempre che poi lo si faccia davvero. Al momento noto molte azioni spot, qualche convocazione presso il Ministero per tornare ciclicamente sull’argomento quando i media lo segnalano ma niente di più. Mi sarei aspettato un’azione di sistema, non episodica e riparativa come quella attuale. Eppoi, non bisogna dimenticare che ci sono azioni che sfuggono alle statistiche. Anche perché spesso mancano proprio le unità operative per rilevare in talune zone il problema. I corpi di polizia locale hanno agenti in là con gli anni e poco formati.

Lei ha una soluzione o almeno una proposta?

Non è possibile affermare con certezza che vi sia una strada tecnicamente ineccepibile che porti alla soluzione del fenomeno, anche perché si tratta di un problema che investe più sfere tra ambiente, ordine pubblico e anche profili urbanistici. Ma questo è un problema che avvelena la nostra terra, occorrerebbe un Piano interforze, un’azione come quella contro i clan: intelligence e più forze dell’ordine.

C’è da dire che il nome del ministro, tra i pochissimi confermati nel governo Conte bis, circola insistentemente come candidato governatore per le prossime Regionali in Campania…

E’ sorprendente. Non si capisce quali parametri di efficienza e di efficacia amministrativa la sua azione rappresenti per poter ambire ad un incarico di governo in una regione così difficile. Per ora la sua storia personale ha avuto facilmente la meglio rispetto ad una condizione di semi-anonimato che è stata comune a quasi tutti i membri di governo Cinque Stelle ma non so se questo da solo può bastare per pretendere una candidatura a governatore.

Lei ce l’ha un candidato ideale per la Regione?

Un nome, dice? Io sarei per un esponente dell’area moderata, liberal, riformista con una buona dose di capacità nell’ascoltare i nostri concittadini e una provata esperienza nelle istituzioni. Se donna meglio ancora….

Allude a Mara Carfagna?

Ha tutte le carte in regola, sarebbe un buon presidente di Regione.

Non trova che Forza Italia, il suo partito, sia un po’ indietro nelle trattative di coalizione? Rischiate di dare un certo vantaggio al centrosinistra e ai grillini…

I campani in questi ultimi quattro anni hanno assistito ad uno spettacolo indecoroso, osceno, grottesco tra il governatore e i Cinque Stelle. Il Consiglio regionale si è trasformato in una arena a quasi ogni seduta. Mi è capitato di dover presiedere l’aula nella mia qualità di vicepresidente in condizioni davvero difficili e devo dire che è imbarazzante dover dirigere i lavori della massima assemblea elettiva del Sud in un clima di gazzarra permanente. Ora con l’accordo di governo giallorosso tutto sembra svanito, pare sia tornato il sereno tra il presidente De Luca e il gruppo dei Cinque Stelle. Addirittura, il figlio del presidente, ancorché parlamentare e tra gli aspiranti, da ciò che si legge sulla stampa, ad un incarico di sottosegretario, lancia il tema nel dibattito politico campano di un patto tra Pd e M5S alle prossime Regionali. Una operazione memoria zero. Un reset improvviso ed inaccettabile. Ma siamo convinti che quest’invito all’amnesia collettiva sarà declinato dai cittadini campani. Basterebbe già questo per votare centrodestra. Ma è chiaro che non ci accontenteremo e siamo intorno ai tavoli nazionali per capire quale possa essere la migliore formula per riportare i valori moderati e riformisti a Palazzo Santa Lucia.

E se dall’altro lato trovate candidati insieme Pd e M5s, come ora a Roma? La crede un’eventualità possibile?

Come già detto sarebbe un paradosso e uno schiaffo alla democrazia ma in tal caso ci faremo trovare pronti per smascherare questo inciucio.

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