MILANO – Sale la tensione tra Stati Uniti e Iran. Il presidente americano Donald Trump ha annunciato l’invio di rinforzi militari nella regione del Golfo dopo gli attacchi ai siti petroliferi dell’Arabia Saudita. Come spiegato dal Pentagono, lo schieramento delle forze statunitensi sarà di natura difensiva, e si concentrerà principalmente sull’aviazione e sulla difesa antimissilistica, in un chiaro, ennesimo, messaggio a Teheran accusato di aver ordinato l’attacco contro i siti di Riyad, nonostante la rivendicazione dei ribelli yemeniti. Secondo il Segretario alla Difesa, Mark Esper, gli attacchi del 14 settembre a due installazioni petrolifere in Arabia Saudita “rappresentano una drammatica escalation dell’aggressione iraniana. E questo è il primo passo che stiamo facendo in risposta a questi attacchi”. Se non sarà sufficiente, ha avvertito, potrebbe esserci un ulteriore dispiegamento di forze, “a seconda della situazione, così come richiesto da Arabia Saudita ed Emirati arabi”. Il numero esatto di truppe e il tipo di equipaggiamento inviato come rinforzo non è stato ancora deciso, ma sarà “moderato”, hanno avvertito dal Pentagono.
Situazione delicatissima
Immediata la risposta di Teheran. Il leader delle Guardie rivoluzionarie, l’esercito ideologico iraniano, il generale Hossein Salami, ha avvertito che qualsiasi paese che attaccherà l’Iran vedrà il suo territorio diventare il “principale campo di battaglia”.
La mossa sbagliata
Gli attacchi del 14 settembre hanno ridotto la produzione di petrolio saudita, provocando un aumento dei prezzi del greggio e riaccendendo le paure di uno scontro militare tra Washington e Teheran. Già a giugno, la distruzione di un drone americano da parte dell’Iran aveva causato un’escalation della tensione. “Non permetteremo mai che una guerra invada il territorio dell’Iran”, ha aggiunto il generale Salami durante l’inaugurazione di una mostra sui droni.
Da parte saudita, il numero due della diplomazia Adel al-Jubeir, ha avvertito che Riyad avrebbe adottato “misure appropriate” dopo gli attacchi ai siti petroliferi, una volta che l’indagine delle Nazioni Unite avesse determinato da dove provenivano.
La mossa
Il presidente americano Donald Trump si è mostrato meno incline alle rappresaglie militari, forse per il reale timore di scatenare un conflitto che trascini gli Stati Uniti in una guerra dalla conseguenze imprevedibili. Al momento si è limitato a imporre nuove sanzioni al settore bancario iraniano, colpendo anche la Banca centrale. “Non ci saranno più soldi nelle Guardie Rivoluzionarie (…) per finanziare il terrorismo”, ha dichiarato il Segretario al Tesoro Steven Mnuchin.
Gli occhi sono ora puntati sugli incontro che il tycoon avrà la prossima settimana all’Onu, dove saranno presenti anche il presidente iraniano Hassan Rohani e il suo ministro degli Esteri Javad Zarif. Al momento, entrambe le parti hanno escluso un incontro tra i due leader.
LaPresse