MILANO – Dopo giorni di forti tensioni, la maggioranza intravede un primo, timido spiraglio di luce. Il sì di Matteo Renzi al taglio del cuneo fiscale in manovra, anche se solo “per quieto vivere”, potrebbe risolvere diversi problemi a Giuseppe Conte e facilitare il dialogo nella coalizione di governo, soprattutto con gli ex compagni del Partito democratico. “Se per loro è così importante, tanto da sembrare la terza guerra mondiale, parliamone… Ma l’abbassamento che propongono è di circa 2,7 miliardi, poco a mio avviso. Da premier io ho ridotto l’Irap per 22 miliardi, figuriamoci se sono contrario”.
Secondo il vice ministro dell’Economia, Antonio Misiani, “la priorità è iniziare ad aiutare i dipendenti a basso reddito: 3,7 milioni di lavoratori che sono rimasti esclusi dal bonus 80 euro e che solo in alcuni casi beneficiano del reddito di cittadinanza”. In pratica “i cosiddetti ‘working poors’: lavoratori poveri spesso precari, part time involontari, collaboratori, dipendenti con salari orari bassissimi. In tantissimi casi giovani”.
Nell’esecutivo c’è anche chi prova a smorzare i toni, come il ministro per il Mezzogiorno, Giuseppe Provenzano, che via Twitter tende la mano: “Nessuno ha paragonato la Leopolda al Papeete, ma gli ultimatum agli ultimatum. Renzi ha finalmente detto gli va bene il taglio del cuneo. Bon, chiudiamola qui”. Il ramoscello di ulivo offerto alla causa, però, non sarà gratuito, perché il leader di Italia Viva prenota una sorta di ‘blindatura’ sulle prossime proposte, a partire dal Family act, il pacchetto di misure elaborato dalla ministra Elena Bonetti che saranno contenute in un Dl collegato – si parla di gennaio – e non all’interno della legge di Bilancio.
Renzi concede poi un’altra apertura agli alleati, e non da poco, sulla rimodulazione dell’Iva a atto che sia a costo zero. “Ognuno di noi è favorevole ad ridurre l’Iva sui pannolini, ma questo costa. Della rimodulazione a pari se ne può discutere, ma quella proposta del Pd doveva portare un gettito da 5 a 7 miliardi. Dove li trovi?”. Se ne parlerà nei prossimi vertici di governo, dove l’ex premier continuerà a non esserci, nonostante Conte lo abbia invitato a partecipare per evitare fughe in avanti o fraintendimenti rischiosi. “Il capo delegazione di Italia Viva è una donna straordinaria, Teresa Bellanova, che mi e ci rappresenta meglio di come potrei fare io. Ho parlato più volte con il presidente Conte e – assicura – c’è la massima disponibilità a dare una mano, l’importante è non fare il gioco delle tre carte sulle tasse”.
Nelle trattative sulla legge di Bilancio ci sono anche altri fronti aperti, come quello per l’abolizione del superticket sanitario. A parere del ministro della Salute, Roberto Speranza, “aumenta le discriminazioni e le diseguaglianze tra i territori e nei territori”, per questo “l’obiettivo di tutto il governo è superarlo progressivamente”. E la prima conferma arriva anche dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti: “È ora di dare una mano a chi ha più bisogno di aiuto, in Regione Lazio lo abbiamo abolito”.
Per il superamento integrale servono “550 milioni – spiega l’esponente di Leu -, ma visto che 60 sono già stati messi l’anno scorso, ci vogliono 490 milioni”. Il capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, però, chiede sobrietà: “Non possiamo pensare che i cittadini siano bombardati da annunci e che si faccia a chi annuncia di più. Portiamo a casa le cose e poi diciamole. Vale per tutti gli argomenti”, ammonisce il ministro degli Esteri. Che spera in un percorso sereno per la manovra e il governo. (LaPresse)