ROMA – Le Regionali in Umbria saranno spartiacque, ma non decisive. Nelle segreterie dei partiti e nei corridoi del Parlamento le voci si rincorrono, le congetture si sommano l’una all’altro. Il voto umbro sarà il primo banco di prova per il governo Conte: Pd e Movimento 5 Stelle corrono insieme. Sarà il primo banco di prova per il Salvini d’opposizione: la candidata del centrodestra è espressione leghista. Ma, come detto, non sarà una tornata decisiva: sondaggi tutti alla mano i giallorossi sembrano reggere, qualcuno ipotizza una remuntada nei confronti del centrodestra a trazione leghista. Ma a preoccupare il leader del Carroccio sono tutte le tornate regionali da qui alla prossima primavera. Perché al primo scricchiolio nel Carroccio si potrebbe aprire una resa dei conti con chi fino ad ora non ha mai criticato la leadership dell’ex ministro dell’Interno.
Regionali, Salvini non può toppare
Entro la prossima primavera si voterà in Calabria, Emilia Romagna, Toscana, Puglia, Liguria, Campania e, appunto, l’Umbria. Nel centrodestra non si trova una quadra. In Calabria sembrano esserci due candidature, mentre in Liguria c’è l’incognita della riconferma di Giovanni Toti dopo l’abbandono di Forza Italia. Tra i vertici leghisti c’è preoccupazione: se in Umbria l’asse Pd-M5S dovesse reggere, come pare, il rischio di perdere le altre tornate è alto. E una sconfitta del centrodestra comporterebbe gioco forza la messa in discussione della leadership di Salvini. E nella coalizione e nel suo partito. Con Giorgia Meloni sempre più alta negli indici di gradimento e con Silvio Berlusconi che non aspetta altro che uno scivolone salviniano sono tanti gli ostacoli sulla strada del segretario del Carroccio.
Fratture e dissidi leghisti
Giancarlo Giorgetti, Gian Marco Centinaio, i ‘vecchi’ leader come Roberto Maroni e lo stesso Luca Zaia potrebbero cogliere la palla al balzo di uno scivolone alle Regionali per mettere in discussione la figura di Salvini. Perché se è vero che l’ex ministro dell’Interno ha portato il Carroccio a risultati fino a pochi anni fa inimmaginabili, altrettanto vero è che la pessima gestione della crisi di governo ha aperto nuove fratture e acuito quelle già esistenti. Staremo a vedere.