SANTIAGO – Proteste, scontri, morti. Sono giorni terribili quelli che si stanno vivendo nella capitale del Cile Santiago dopo l’annuncio dell’aumento delle tariffe. Gli scontri con i manifestanti nelle piazze e nelle strade si sono acuiti giorno per giorno sempre di più e il numero delle vittime è arrivato oggi a dieci.
Il drammatico bilancio in Cile
Le ultime sono le cinque persone morte nell’incendio di una fabbrica di vestiti saccheggiata dai manifestanti a nord di Santiago: “Cinque corpi sono stati trovati all’interno della fabbrica, la morte è dovuta all’incendio”, ha detto il comandante dei pompieri di Santiago Diego Velasquez. Altri due corpi erano stati ritrovati in un supermercato nel comune di San Bernardo anch’esso saccheggiato e dato alle fiamme così come accaduto in un grande magazzino di materiali per l’edilizia e il bricolage a La Pintana andato a fuoco durante il saccheggio. Una persona invece sarebbe stata uccisa dalla polizia a Santiago.
Le parole del presidente cileno
Il presidente Sebastián Piñera non ha usato mezzi termini: “Siamo in guerra – ha detto – contro un nemico potente e implacabile, che non rispetta nulla o nessuno”. Il numero uno cileno ha condannando nuovamente le violenze avvenute durante le proteste parlando di un’attività organizzata a priori. Le proteste, secondo il leader cileno, “hanno come unico scopo quello di causare il maggior danno possibile”. Il capo dello Stato proprio per questa ragione ha sottolineato l’esigenza di isolare i violenti da chi esercita legittimamente il diritto di protestare. Intanto, per strada, sono ormai quasi 10mila i militari dispiegati per cercare di tenere sotto controllo una situazione che, tuttavia, appare sempre più delicata. La speranza è che le frange violente vengano eliminate e che tutto possa rientrare nei limiti. Santiago si appresta intanto a vivere la sua seconda notte di coprifuoco mentre dal governo arriva il primo bilancio: fino ad ora sono state arrestate 152 persone per violenze, 40 per saccheggi e 70 per gravi aggressioni.