Non doveva parlare. La strategia della Dda è stata chiara fin dall’inizio: di affari, prestanome, imprenditori e politici collusi, Ciccio ‘e Brezza, al secolo Francesco Zagaria, racconterà tutto durante il suo esame da imputato. Ma ieri mattina, l’atteggiamento “reticente” di Gaetano Capo, come lo ha etichettato il presidente Giovanna Napoletano, l’ha spinto ad intervenire. E in pochi minuti ha tracciato i temi delle nuove inchieste dell’Antimafia: business ed elezioni, il tutto all’ombra del clan dei Casalesi. E nel suo breve intervento Zagaria ha tirato in ballo anche Lucrezia Cicia (non indagata ed innocente fino a prova contraria), ex consigliere comunale di Caserta: “Ho sostenuto lei alla Regionali”. Ma, per comprendere cosa sia successo, bisogna andare con ordine.
L’udienza
Ieri, dinanzi alla Corte d’Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, si è tenuta l’udienza del processo a carico di Carmine Antropoli, chirurgo ed ex sindaco di Capua, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Con lui sono a giudizio (con la medesima imputazione) Guido Taglialatela e Marco Ricci, entrambi già consiglieri comunali, e Zagaria, ritenuto responsabile di camorra e concorso nel duplice omicidio Sebastiano Caterino–Umberto De Falco (avvenuti nel 2003 a S. Maria C.V.). In attesa del deposito delle trascrizioni delle intercettazioni contenute nell’inchiesta, i pm Maurizio Giordano e Alessandro D’Alessio hanno interrogato cinque testi.
Il testimone
Il primo a rispondere alle domande del pm e degli avvocati è stato Gaetano Capo, ausiliare del traffico a Capua. Oggetto degli interrogativi è stata una sua conversazione, ‘ascoltata’ dai carabinieri, avuta tre anni fa con Marco Ricci. Parlando delle Comunali, Capo gli chiese come mai Giuseppe Di Lillo (per gli inquirenti persona offesa) fosse stato escluso dalla lista Capua Fidelis (civica che nonostante ‘i preparativi’ alla fine non partecipò alle amministrative del 2016). Inizialmente Ricci non comprese di chi stesse parlando, poi, quando Capo glielo indicò con il nomignolo ‘Peppe a ruspa’ capì il personaggio, ma troncò il discorso dicendo che c’erano stati altri problemi.
L’ausiliare del traffico ha sostenuto anche che Ricci gli domandò di verificare chi Antropoli stesse appoggiando alle Comunali. E alla Corte il teste ha riferito che il chirurgo gli indicò inizialmente la candidatura del colonnello Morlando.
Teste in tilt
Il teste è andato ‘in tilt’ quando Corte, pm e legali hanno tirato in ballo la figura di Francesco Zagaria in relazione alle votazioni. Inizialmente Capo aveva sostenuto che Ciccio ‘e Brezza avesse fatto parte “dello staff di Antropoli”. Pochi secondi dopo ha ritrattato dicendo di non conoscerlo direttamente, di non sapere chi fosse, dove abitasse, che lavoro facesse e di averlo incontrato soltanto in due occasioni. “Venne all’evento nel ristorante ‘Il Giglio’. Quando Francesco Zagaria entrò andò a salutare Carmine Antropoli”. E sarebbe stato in quel frangente che chiese ad un suo collega chi fosse Zagaria. Successivamente ha raccontato di averlo visto pure nel ristorante ‘Ferdinando e Carolina’ in occasione delle Regionali del 2015. Era un evento di Forza Italia, “c’erano Ricci, il dottor Patriciello, Carlo Sarro e altri politici”. Durante l’esame, la Corte ha più volte chiesto al teste come mai si ricordasse in particolar modo della presenza nelle due manifestazioni di Francesco Zagaria. Ma al quesito non ha fornito risposta. “Allora dovrebbe ricordarsi anche di tutte le altre persone presenti? – ha spiegato il presidente Napoletano –. Pure del ‘Pasquale Esposito’ di turno”.
La rottura tra Ricci e Carmine Antropoli
Capo, confrontandosi con gli interrogativi dell’avvocato Caruso, ha aggiunto che le Regionali furono causa di attrito tra Ricci e Antropoli, perché il chirurgo avrebbe fatto campagna elettorale solo per Lucrezia Cicia (sua compagna e candidata con Ricci in Fi).
Parola a Ciccio ‘e Brezza
Francesco Zagaria ha ascoltato le parole riferite dal teste in video-collegamento con l’aula di Santa Maria Capua Vetere. Attraverso il suo legale, l’avvocato Giuseppe Tessitore, ha chiesto alla Corte la possibilità di rilasciare delle dichiarazioni spontanee. Fatto uscire il teste dall’aula, il pentito, ripreso nei monitor di spalle, in maglia viola e cappellino blu, ha smentito quanto riferito da Capo: “Quel signore lo conosco da molti anni. Sa bene chi sono. Per quanto riguarda l’evento nel ristorante ‘Ferdinando e Carolina’ ha detto una bugia: non ci sono stato perché non sostenevo Ricci nel 2015”, ma, stando alle sue dichiarazioni, avrebbe appoggiato Lucrezia Cicia. Fatto rientrare il teste, la Corte gli ha spiegato che il collaboratore di giustizia aveva fornito una versione contrastante alla sua, invitando il pm D’Alessio a valutare la trasmissione degli atti d’udienza in Procura per l’eventuale contestazione di falsa testimonianza. Capo, ascoltato l’avviso del presidente, ha confessato di conoscere Zagaria: aveva imprese e attività nel settore caseario. “Lo avevo visto nei vari comizi”. Al tribunale ha riferito un’altra occasione di incontro con l’attuale pentito, avvenuta presso il ristorante ‘Antica Cantina’: “Me lo presentò Antropoli. Disse: ‘Questo è Francesco Zagaria’”, per poi rimangiarsi l’episodio: “Non me lo presentò Antropoli”. Già lo conosceva. Ad ogni modo quello citato dal teste era un evento elettorale organizzato dal candidato e medico Pietro Caruso. “Ricci fece una comparsata e poi se ne andò”.
“A Capua mai pagato il parcheggio”
Subito dopo ‘le spiegazioni’ di Capo, Zagaria è intervenuto nuovamente: “Gaetano sa bene chi sono. A Capua – ha chiarito il pentito, facendo riferimento implicitamente alla propria caratura criminale – né io né i miei figli abbiamo mai pagato il parcheggio e sa bene perché non pagavamo. Con lui, Giuseppe Di Lillo e Marco De Luca parlavamo spesso. Poi altre cose le dirò durante il mio esame”. L’ausiliare del traffico, apprese le parole del collaboratore di giustizia, ha confermato di non conoscere il suo spessore camorristico. “Va bene così – ha concluso il presidente –. Il teste continua ad avere un atteggiamento reticente. E’ inutile andare avanti”. Il pm D’Alessio, accogliendo l’invito della Corte, ha chiesto la trasmissione del verbale d’udienza alla Procura distrettuale. Capo rischia di essere indagato per falsa testimonianza.