BUENOS AIRES – Argentina al voto domani per le elezioni presidenziali. A sfidarsi, due modelli agli antipodi per affrontare la peggior crisi economica del Paese da 17 anni a questa parte, in un’America Latina in piena agitazione politica e sociale. Il favorito è l’oppositore di centro-sinistra Alberto Fernandez, che corre in ticket con la ex presidente Cristina Fernandez-Kirchner (al timone del Paese dal 2007 al 2015 e ora in corsa come vice). Stando ai pronostici batterà il presidente uscente, il liberale Mauricio Macri.
Argentina al voto
Il duo peronista Fernandez-Kirchner alle primarie di agosto (che sono una sorta di prova generale delle presidenziali) aveva staccato di 17 punti il capo dello Stato in carica. E da allora, secondo i sondaggi, il vantaggio è cresciuto ancora. Bisognerà scoprire se lo stacco sarà tanto consistente da permettere di evitare il ballottaggio. Secondo la legge argentina, per imporsi al primo turno è necessario ottenere il 45% dei voti oppure più del 40%. Ma con uno scarto di 10 punti sul candidato arrivato secondo. Se si dovesse andare al secondo turno, si terrebbe il 24 novembre.
Sono 34 milioni gli elettori chiamati alle urne. I primi risultati saranno noti domenica a partire dalle 21 locali e i risultati definitivi intorno a mezzanotte locale (nella notte italiana fra domenica e lunedì). Con la polarizzazione tra Fernandez e Macri, gli altri quattro candidati si dividono circa il 15% delle intenzioni di voto. Con in testa l’ex ministro dell’Economia Roberto Lavagna.
Le elezioni in Argentina, nello stesso giorno in cui va alle urne l’Uruguay, giungono in un momento di grande tensione in America Latina, con il Cile e la Bolivia nel pieno di proteste, solo qualche settimana dopo le rivolte avvenute in Ecuador.
La crisi economica
“La speranza rinasce” e “Cristina e Alberto la rappresentano”, spiegava uno dei sostenitori presenti all’ultimo comizio di Alberto Fernandez giovedì sera a Mar del Plata. Per altri, invece, un eventuale ritorno al potere del peronismo sarebbe “un disastro”. “I Fernandez, mai nella vita; hanno già fatto le loro prove”, ha dichiarato al contrario un sostenitore di Macri, alla chiusura della campagna elettorale di lui a Cordoba.
Alberto Fernandez
Il Paese attraversa una crisi economica acuta: è in recessione da oltre un anno, con una forte inflazione e un debito massiccio. E la povertà è esplosa. Alberto Fernandez ha voluto “tranquillizzare” gli argentini eliminando lo spettro della grave crisi del 2001. Quando i prelievi bancari furono drasticamente limitati e i depositi in dollari trasformati in pesos. “Ci occuperemo dei vostri risparmi, ci prenderemo cura dei vostri depositi in dollari in banca. Non avrete alcuna ragione di essere nervosi”, ha promesso. Con decenni di inflazione e svalutazioni cicliche, gli argentini sono abituati a trovare rifugio nel dollaro. La moneta argentina si è deprezzata del 70% da gennaio del 2018. Questa settimana le tensioni nel mercato hanno provocato un nuovo deprezzamento del peso, del 5,86%. Con il dollaro che ha superato 60,73 pesos venerdì della scorsa settimana, chiudendo a 64,51.
Mauricio Macri
A metà del 2018, in pieno disordine monetario, Mauricio Macri aveva attuato un programma di rigore fiscale a seguito del versamento dei 57 miliardi di dollari di aiuti finanziari del Fondo monetario internazionale (Fmi). Manca ancora il versamento di 13 miliardi, ma Macri attende il risultato elettorale per negoziare. Con lo slogan ‘Si, si può fare’, chiede un voto di fiducia garantendo che il miglioramento economico è imminente, dopo il “consolidamento dei fondamentali” legato alla sua politica di austerità. Alberto Fernandez, dal canto suo, propone una tregua di 180 giorni a sindacati e movimenti sociali per consentire la ripresa della crescita economica.
(LaPresse/AFP)