Regionali Emilia Romagna, Salvini a Bologna e Zingaretti a New York: Bonaccini lasciato solo prova a radunare 200 sindaci

Il Movimento non scioglie la riserva. Conte teme l'azione di Renzi.

BOLOGNA – Stefano Bonaccini contro tutti? In parte si. Mentre il leader dell’opposizione e segretario della Lega Matteo Salvini prova a trasformare le elezioni Regionali in Emilia Romagna in un test nazionale sul governo Pd-M5S, il candidato del centrosinistra la campagna finora l’ha condotta da solo. I vertici dem non si sono ancora fatti vedere, nel partito nazionale c’è malumore, e il M5S è ancora indeciso sul da farsi. Nicola Zingaretti non può permettersi di perdere l’ultima roccaforte rossa d’Italia, mentre il Carroccio è pronto a lanciare la sfida all’esecutivo Conte.

Bonaccini raduna 200 sindaci: ma il Nazareno lo lascia solo

Oggi il governatore uscente ha radunato oltre 200 sindaci della Regione in sostegno della sua candidatura. Molti di giunte civiche o addirittura di centrodestra. Una mossa forte, il tentativo di costruire entusiasmo attorno alla sua campagna elettorale. Ma il gap, per ora, è che l’elettorato potrebbe prendere il voto come un appuntamento politico nazionale. Bonaccini lo sa bene: “Lo so che è un’istituzione che appare lontana dalla vita quotidiana, per questo ho riunito oltre 200 sindaci. A loro chiedo una mano attiva, voglio essere il sindaco dell’Emilia-Romagna. Credo che i cittadini possano comprendere che si vota solo per la Regione, giudicheranno loro”.

Salvini a Bologna, Zingaretti a New York

Mentre Nicola Zingaretti è a New York, Matteo Salvini domani sarà con la candidata Lucia Borgonzoni a Bologna. Mentre a sinistra si teme un’Umbria bis, il Movimento 5 Stelle non ha ancora sciolto la riserva. L’asse giallorossa è lontana, i grillini potrebbero correre da soli. Un’altra gatta da pelare per il governatore uscente che invita all’unità. L’eventuale presa dell’Emilia da parte della Lega potrebbe compromettere definitivamente la già fragile unione di governo. Conte teme che Matteo Renzi, con un’altra batosta, potrebbe togliere appoggio al governo. Nel Pd, intanto, c’è malumore per l’assenza di leader nazionali e per la poca attenzione alle Regionali.

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