Roma, 15 mar. (LaPresse) – Truffavano banche e proprietari di immobili mettendo in scena false compravendite di case e richieste di finanziamento che tra il 2014 e il 2016 erano fruttate quasi un milione di euro. Per questo in dieci sono finiti in manette a Roma. I militari del Comando provinciale della guardia di finanza hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del locale Tribunale nei confronti degli appartenenti alla presunta associazione per delinquere. Gli investigatori hanno ricostruito diverse illecite transazioni, relative al periodo 2014-2016, per un ammontare complessivo di oltre 650.000 euro, cui si aggiungono un episodio riferito a un mutuo del valore di 150.000 euro in cui due ‘figuranti’ sono stati arrestati in flagranza (a dicembre 2015) e due casi riguardanti prestiti personali richiesti per un totale di oltre 45.000 euro, la cui erogazione non è andata a buon fine per cause indipendenti dalla volontà degli indagati.
Le indagini, dirette dalla procura delle Repubblica capitolina e svolte congiuntamente dalla Sezione di polizia giudiziaria – aliquota guardia di finanza – e dal Gruppo tutela mercato beni e servizi del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Roma, sono partite da denunce presentate da proprietari di immobili, casualmente venuti a conoscenza della vendita (a loro insaputa) delle rispettive proprietà, da direttori di varie banche, allarmati dagli insoluti delle rate di rimborso dei prestiti erogati, nonché da alcuni notai, accortisi di anomalie nella documentazione prodotta per la stipula degli atti. Cambiavano gli enti creditizi ma il modus operandi era sempre lo stesso: dopo l’individuazione di immobili realmente in vendita a Roma, i membri della gang ingaggiavano ‘figuranti’ che, muniti di documenti falsi, riconducibili a persone realmente esistenti ma ignare dell’accaduto, stipulavano contratti di compravendita dinanzi a notai, anch’essi all’oscuro dell’attività criminosa, e conseguenti atti di concessione di mutui. Ottenuto l’accredito della somma su un conto corrente acceso a nome del “finto” venditore, il denaro veniva prelevato pochi giorni dopo l’atto di vendita.
Nell’associazione criminale, come evidenziato dal gip, “ciascuno degli indagati ricopre un ruolo a seconda delle diverse esigenze del caso”: ai due capi del gruppo, un uomo e una donna di 50 e 51 anni, entrambi italiani, si affiancavano altri complici che aiutavano a procurare i documenti falsi, individuare gli immobili e vagliare l’idoneità dei ‘figuranti’ impiegati per chiedere i mutui. In nove sono finiti in carcere, cinque donne e quattro uomini, mentre un altro presunto complice è ai domiciliari.
Figura chiave dell’organizzazione, secondo gli inquirenti, era Giuseppe Carostella, detto Zibibbo, pluripregiudicato 75enne, molto noto negli ambienti delinquenziali della capitale come “persona dedita alla fabbricazione e fornitura di documenti falsi”.