NAPOLI – Si chiamava Salvatore, aveva tredici anni ed era malato di cuore. È per lui e per tutti i cardiopatici che il comitato ‘Genitori dei bambini trapiantati’ si è riunito questa mattina all’ingresso dell’ospedale Monaldi. La manifestazione è stata chiamata ‘Sul tetto con noi’, per rappresentare la presenza simbolica sul tetto della struttura napoletana di tutti coloro che appoggiano la causa. Si è voluto richiamare l’attenzione delle alte autorità dello Stato, a cui è chiesto un intervento immediato. Al Monaldi, infatti, i trapianti di cuore sono sospesi da oltre un anno a causa di un conflitto relazionale esistente fra il reparto Cardiochirurgia pediatrica e l’Uosd Trapianti. La struttura, dopo l’interruzione dell’attività, ne garantì la ripresa nell’arco di dodici mesi, ma nonostante la scadenza del termine promesso la situazione ancora oggi resta invariata a discapito dei pazienti. Dopo numerosi appelli e richieste di aiuto da parte del comitato rivolte a politici e rappresentanti istituzionali, ultimo dei quali una lettera inviata al governatore della Campania Vincenzo De Luca, che non ha ricevuto risposta, i familiari dei malati di cuore hanno deciso di continuare a lottare per la vita dei propri figli. L’ultima vittima di questa situazione di stallo è appunto Salvatore, trapiantato a Roma e trasferito in emergenza a Napoli, dove, come denuncia il comitato, non avrebbe ricevuto le cure adeguate alla sua condizione clinica in quanto ricoverato presso il reparto di Terapia cardiochirurgica adulti. L’appello oggi è rivolto direttamente al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Non vogliamo smettere di credere nelle istituzioni democratiche. Chiediamo che Mattarella ci aiuti, siamo disperati. Ad oggi siamo a nove bambini morti, l’ultimo funerale c’è stato ieri” urlano al megafono le madri dei piccoli pazienti cardiopatici. “È da un anno e mezzo che le decisioni al Monaldi si prendono in base ai capricci di due medici che litigano fra di loro. Denunciamo essere in atto una violazione dello stesso giuramento di Ippocrate”.