Roma, ritrovato in casa di un architetto lo ‘scudo di Garibaldi’

Si tratta di un’opera unica nel suo genere: una scultura bronzea policroma di forma circolare

Foto Claudio Furlan / Lapresse

ROMA – Quello ritrovato dai carabinieri nella casa di un architetto romano non è uno scudo qualunque. Ma un’opera d’arte di inestimabile valore appartenuta niente di meno che all’eroe dei due mondi. I carabinieri hanno recuperato lo scudo donato a Giuseppe Garibaldi dal popolo siciliano l’11 maggio 1878. In segno di affetto e riconoscenza, dopo lo sbarco in Marsala della spedizione dei Mille.

Lo scudo di Garibaldi

Si tratta di un’opera unica nel suo genere. Una scultura bronzea policroma di forma circolare, del diametro di 118 centimetri e del peso di circa 50 chilogrammi. E realizzata da Antonio Ximenes, padre del più noto scultore Ettore Ximenes.

Il ritrovamento in casa dell’architetto

Nel centro dello scudo, al posto dell’antico brocchetto che serviva per colpire il nemico, sporge da una conchiglia sormontata dalla testa di Giuseppe Garibaldi. Fa da cornice una corona di quercia cinta da un nastro: sulle foglie sono incise le principali battaglie combattute da Garibaldi, da Montevideo e Digione. Lo scudo è diviso in otto raggi, in ognuno dei quali sono incisi gruppi allegorici che riportano gli stemmi delle principali città italiane. Oltre ad icone simboliche che rappresentano ‘carità’, ‘giustizia’, ‘gloria’ e ‘scienza strategica’. L’intero scudo è cinto da una corona d’alloro dove sono incisi i nomi di tutti i ‘Mille di Marsala’.

La storia dello scudo

Lo scudo fu donato da Garibaldi alla città di Roma, che lo custodì nel Museo Capitolino. Per poi essere trasferito presso il Museo Nazionale del Risorgimento nel Palazzo del Vittoriano, come documentato in vari cataloghi di esposizioni dell’opera, per ultimo nel 1982. In occasione del centenario della scomparsa del ‘Leone di Caprera’. Secondo i carabinieri del Reparto Operativo Tutela Patrimonio Culturale e della Stazione di Roma Gianicolense sarebbe stato rubato nei primi anni del 2000 dal Museo Nazionale del Risorgimento.

(LaPresse)

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