ROMA – Nessun passo indietro sulla prescrizione. A poche ore dal vertice di maggioranza, in programma giovedì pomeriggio a palazzo Chigi, Nicola Zingaretti non indietreggia. Anzi. Il segretario dem mette sul tavolo i ‘crediti’ maturati fin qui nei confronti degli alleati: “Sulla posizione dei 5 Stelle non sono assolutamente d’accordo – dice chiaro – penso che debbano scendere a compromessi come abbiamo fatto noi quando abbiamo accettato la riduzione dei parlamentari. Perché in Italia oltre al ‘fine pena mai’ non può anche esserci il ‘fine processo mai'”.
Fin ad oggi, spiega chi lavora al dossier, nessun passo in avanti è stato fatto nella trattativa, ma la conferma dell’appuntamento arrivata da Giuseppe Conte fa sperare i dem circa la volontà del premier di “trovare una soluzione equilibrata, ragionevole” che “eviti le conseguenze paradossali della riforma Bonafede che, pur dicendo di voler abbreviare i tempi dei processi di fatto li allungherebbe mandando in crisi il sistema giustizia”.
Intanto la proposta Pd, presentata poco prima che lo stop della prescrizione dopo la sentenza di primo grado entrasse in vigore, è stata depositata e i capigruppo ne chiederanno la calendarizzazione “in tempi brevi” nel corso della conferenza dei capigruppo in programma per la prossima settimana. Domani scadrà il termine per la presentazione degli emendamenti alla proposta di legge presentata da Enrico Costa e l’esame in commissione Giustizia dovrebbe concludersi in settimana.
I dem continuano a non voler infrangere il perimetro della maggioranza votando insieme a Forza Italia (“Premier e Guardasigilli devono dire se il tema della prescrizione e dei processi infiniti riguarda la maggioranza o se il Parlamento è libero di esprimersi”, chiede provocatoriamente il capogruppo in Senato Andrea Marcucci), ma non è dello stesso avviso Italia viva, che si è detta più volte pronta a votare il provvedimento.
Non solo prescrizione, però. Conte ha altri dossier ‘caldi’ su cui portare a miti consigli gli alleati. Entro fine mese è prevista la decisione sulla revoca delle concessioni ad autostrade e, sempre a gennaio, Zingaretti fissa il termine per rivedere i decreti sicurezza. “I decreti Salvini si cambiano, come ha già annunciato la ministra dell’Interno Lamorgese, a gennaio. Forse si sarebbe potuto fare prima ma siamo entrati dentro il tunnel della legge di bilancio e non è stato possibile”, spiega il segretario dem, sfidando Matteo Salvini che ha già annunciato la volontà di promuovere un referendum popolare in caso di revisione dei provvedimenti a suo nome.
La volontà di andare avanti
“Non è vero che si rimanda tutto dopo le elezioni regionali”, assicura Dario Franceschini che ribadisce come il voto in Calabria ed Emilia Romagna non cambierà il destino del Governo. Dopo “l’operazione quasi impossibile” di portare a casa la legge di bilancio, dice sicuro “adesso inizia un anno, un’attivita’ ordinaria di governo”.
La rotta, certo, andrà corretta: “Uno dei modi secondo me sbagliati di questa maggioranza è quella di condurre battaglie più per visibilita’ personale che per risolvere problemi. Questo mettere bandierine, non serve – insiste Zingaretti – Con Di Maio abbiamo parlato della necessità di aprire una fase nuova per questo governo. E’ stato un incontro molto utile”.
E’ anche la politica estera, però, ad agitare la maggioranza, con i venti di guerra che soffiano sugli scacchieri internazionali, dalla Libia all’Iran. Il premier è al lavoro su più fronti, impegnato attraverso diversi canali diplomatici a far valere, con la stella polare del dialogo, la posizione dell’Italia. Iv, intanto, ‘chiama’ Luigi Di Maio a riferire in aula sulla Russia: “Apprendiamo da un’intervista dell’ex ministro degli Esteri, Franco Frattini, che il governo, nella persona del ministro degli Esteri, Luigi di Maio, si appresta a chiedere la completa revisione delle sanzioni, deliberate in sede Ue.
Riservandoci in merito un giudizio approfondito, vorrei fare notare l’irritualità di un processo decisionale che dovrebbe essere discusso in Parlamento prima che in colloqui privati”. La verifica di maggioranza, insomma, prima di guardare all’agenda 20-23, dovrà sciogliere i nodi del passato. (LaPresse)