NAPOLI - L’accordo Pd-5 Stelle può cambiare gli equilibri delle prossime Regionali, ma il centrodestra tiene la barra dritta e non sembra temere la riproposizione locale dello schema del governo nazionale. A dirlo a ‘Cronache’ è Ermanno Russo, vicepresidente del consiglio regionale, che si candiderà nuovamente nella lista di Forza Italia.
Il centrodestra unito vive una fase positiva, i sondaggi danno Lega come primo partito e Fratelli d’Italia in costante crescita. Forza Italia sembra fare eccezione, come mai? In cosa crede il suo partito debba cambiare per ottenere un buon risultato alle prossime Regionali in Campania?
Intanto, tutti i sondaggi fin qui resi pubblici danno Forza Italia nella nostra regione in ripresa rispetto al dato nazionale. Vuol dire che i tanti amministratori locali che rappresentano il partito hanno lavorato bene in questi anni e, ciò che più conta, hanno ascoltato i loro concittadini senza cadere nella trappola del populismo, inteso come rincorsa alla soluzione spot, semplicistica e di facciata, rispetto a problemi che si presentano ogni giorno invece sempre più complessi e strutturali. In consiglio regionale ne abbiamo fatto una bandiera. Lavoro quotidiano sui temi. Forza Italia è il motore della coalizione, al di là delle percentuali e delle quotazioni, perché incarna l’anima moderata, riformista e liberale senza la quale il centrodestra non può esistere.
Che tipo di liste crede debbano essere composte per favorire la vittoria di Caldoro oltre che fare segnare una ripresa di Fi in quella che un tempo era la Regione più azzurra d’Italia?
Le migliori possibili. Come sempre. Occorre aprirsi il più possibile ai territori, in un’ottica inclusiva e di dialogo costante. In questo, devo dire, la governance regionale e provinciale del partito rema, all’unisono, nella medesima direzione”.
Pd e M5S non hanno ancora deciso se correranno insieme in Campania. Teme che laddove raggiungessero un accordo la partita per voi sarebbe più complicata?
Mah. Spero che non si perda anche quel poco di coerenza e di dignità che rappresenta l’unico modo per rispettare davvero l’elettore. Qui in Campania Cinque Stelle e De Luca se ne sono dette di tutti i colori. L’ultimo scontro tra il governatore e il ministro Costa su chi avrebbe dovuto nominare il commissario di Terra dei Fuochi è soltanto una delle testimonianze eloquenti di come l’alleanza Pd-M5S sia in effetti una finta alleanza, finalizzata esclusivamente al mantenimento delle poltrone. Mi auguro che abbiano la decenza di non replicare anche qui l’obbrobrio politico-istituzionale che sta andando in scena a Roma. Se poi questo dovesse accadere, per noi non ci sarà alcun problema. Anzi. Saranno i cittadini a bocciare con il voto questa alchimia truffaldina ai danni dei campani.
Dopo cinque anni di amministrazione di centrosinistra qual è lo stato dell’arte in Campania?
Un disastro. Solo annunci. Basti pensare ai trasporti, ai fondi europei, all’urbanistica, alla sanità. L’uscita dal commissariamento è un atto procedurale, un adempimento burocratico, caricarlo di significato politico si è presto rivelato un boomerang per De Luca. A che serve essere usciti dal commissariamento se su liste di attesa, migrazione extraregionale, tetti di spesa, prevenzione siamo all’anno zero? E della Circumvesuviana? Ne vogliamo parlare? Utenti e turisti costretti a percorrere i binari a piedi perché i treni improvvisamente si guastano e restano fermi per ore durante le tratte. Ora De Luca corre ai ripari e si fa prestare i soldi dalla Bei per comprare nuovi treni. Ma è fuori tempo massimo. Sono passati 5 lunghi anni. Ci ha raccontato, e ha raccontato ai cittadini, una rivoluzione che non esiste, che non è mai partita. Nei trasporti come in tutti gli altri settori, siamo finiti per essere davvero gli ultimi. La stessa sorte ci hanno riservato i Cinque Stelle al governo. I campani si sono fidati di un movimento che voleva abolire la povertà e invece ha semplicemente sdoganato il poltronismo e azzerato la crescita per il Sud. Al centrodestra spetterà ora recuperare tempo e terreno, nell’interesse delle comunità della Campania e del Mezzogiorno.
Tracciando un bilancio degli ultimi cinque anni di opposizione in cosa pensa siate stati bravi e in cosa invece avete ‘mancato’?
Abbiamo condotto una opposizione responsabile, sui temi, non urlata come quella dei grillini, contribuendo a ragionare nel merito delle questioni e anche su base tecnica, avendo avuto responsabilità di governo in questa regione. L’unico rammarico è non aver potuto fare di più per via del dibattito ‘soffocato’ nelle commissioni e delle manovre approvate a colpi di fiducia. Ma una volta tornati al governo proseguiremo la nostra marcia sulle sfide davvero importanti, quelle della programmazione.
Che tipo di campagna elettorale sarà la sua? In che modo e con quali argomenti pensa di convincere i cittadini a votare per il centrodestra ormai a trazione leghista?
Sarà quella di sempre, una campagna tra la gente, senza filtro, ascoltando tutti. Ci sono tantissimi problemi, atavici, perniciosi, che negano lo sviluppo. Ripartiremo da quelli. La Lega è un alleato forte, che porta avanti le sue battaglie con coerenza, noi dobbiamo posizionarci sugli argomenti che conosciamo meglio, dove ci è riconosciuta una credibilità. Trasporti, sanità, welfare sono i temi di cui mi sono sempre occupato. La vera sfida però è la spesa dei fondi comunitari, l’unica risorsa a disposizione di Comuni ed enti locali. Qui occorrerebbe finalizzare davvero le azioni a valere su finanziamenti comunitari. Penso all’agricoltura, senza un assessore, senza una visione d’insieme, senza regia, abbandonata a se stessa pur con tanti giovani imprenditori animati da voglia di fare e spunti lodevoli. Penso alle politiche sociali, che durante l’amministrazione di centrodestra avevamo riportato ad una logica di azioni di sistema, lontana dai finanziamenti a pioggia e dal welfare di tipo riparativo. Penso al governo del territorio, che merita un approccio uniforme e una politica in grado di coinvolgere tutti gli attori del settore. E ce ne sarebbero tantissimi altri ancora di esempi ed ambiti dove la Giunta regionale attuale ha fallito. Tutto passa però per la sussidiarietà verticale, ossia tra i vari livelli istituzionali, e orizzontale, intesa come raccordo fra entità del territorio affidate alla libera impresa, associazionismo e Regione. Ma per farlo serve una squadra e non un uomo solo al comando come accade oggi.