ROMA – Via la cravatta e spazio alla corsa fratricida, con un nome in risalita: Alessandro Di Battista. Luigi Di Maio non ha fatto neanche in tempo a togliersi il ‘simbolo’ del capo politico, che dentro il M5s hanno già cominciato a ruggire i motori della sfida alla leadership. Per adesso a guidare il Movimento è il reggente Vito Crimi, in quanto membro anziano del Comitato di Garanzia. Ma il suo ruolo è pro tempore, questo è stato reso noto a più livelli dai vertici pentastellati. Il viceministro dell’Interno dovrà traghettare la creatura di Beppe Grillo agli Stati Generali del 15 marzo, vero e proprio snodo storico per tutti. Martedi ci sarà una prima riunione congiunta post terremoto, ma non sono in pochi ad aver cerchiato da tempo sul calendario questa data, dove si dovrà scegliere una volta per tutta che forma dare al comando del M5S.
Un nuovo capo politico ‘singolo’ o una struttura collegiale, come già chiesto da molti nuovi parlamentari grillini? Nel secondo caso bisognerebbe modificare il regolamento, ma per ora è necessario riflettere sui primi effetti del passo indietro di Di Maio. Il suo addio ha di fatto ricompattato la truppa, tanto che sui social è rimbalzato spesso l’hasthag #unità. In linea generale, tutti sono consapevoli della doppia batosta in arrivo in Emilia e Calabria e serve subito voltare pagina. Crimi, che ufficialmente ‘scadrebbe’ il 22 gennaio, potrebbe essere prorogato fino al 15 marzo, ma la lista dei pretendenti al trono a 5 stelle è lunga. Ci sono il nuovo capodelegazione Stefano Patuanelli, l’ex titolare del Mit Danilo Toninelli, Paola Taverna e anche Stefano Buffagni, apprezzato per il suo appeal sui voti del Nord. Ma chi scalpita davvero, in silenzio per ora, è Di Battista. L’ex deputato vuole avere un ruolo operativo e potrebbe anche accettare di firmare un mandato preciso per diventare il nuovo leader, promettendo di non far cadere il governo.
Molto probabilmente deciderà tutto un voto online, dove ‘Dibba’ potrebbe avere la meglio sugli altri sfidanti vista la sua grande popolarità sul web. Di Maio? Secondo fonti qualificate, il ministro degli Esteri ha fatto un passo netto e avrebbe deciso di non ricandidarsi. Niente ritorno ad effetto tra qualche mese, quindi, e nessun nuovo progetto da presentare proprio alla grande convention tra meno di due mesi. E dal suo staff arriva anche un piccolo indizio per il futuro: “Smentiamo categoricamente quanto riportato da alcuni giornali in merito a un presunto attacco di Luigi Di Maio ad Alessandro Di Battista”. Secondo i fedelissimi dell’ormai ex capo politico nel discorso al tempio di Adriano non ci sarebbe stato nessun attacco a Di Battista e “nessun passaggio dell’intervento del ministro era anche lontanamente rivolto ad Di Battista”, considera invece “un amico”. Le “pugnalate” avevano un’altra mano, quindi. Si tratta di una prova d’abito da poliziotto buono in vista dell’incoronazione del pasionario? Saranno Torino (e il web) a deciderlo.
Alessandro Banfo (LaPresse)