Ragusa, insulti e botte a bimbi della materna: arrestate due maestre

Nuovo caso di violenze contro i bambini tra le mura scolastiche. La polizia di Ragusa ha messo agli arresti domiciliari, su disposizione del giudice per le indagini preliminari in seguito alla richiesta della Procura, due maestre di una scuola materna di Vittoria (RG).

Foto Fabrizio Corradetti / LaPresse

MILANO – Nuovo caso di violenze contro i bambini tra le mura scolastiche. La polizia di Ragusa ha messo agli arresti domiciliari, su disposizione del giudice per le indagini preliminari in seguito alla richiesta della Procura, due maestre di una scuola materna di Vittoria (RG). “Quotidianamente e senza alcun motivo le donne insultavano, umiliavano, spintonavano, strattonavano e percuotevano” i bambini, sottolinea la polizia. Le piccole vittime, impietrite, subivano i continui maltrattamenti e le vessazioni senza reagire e senza potere, data la tenerissima età, neanche raccontare le angherie ai genitori. Le indagini sono partite in seguito a una segnalazione, subito avviate dagli agenti della Squadra mobile, e hanno permesso di verificare “sin da subito”, rimarcano gli investigatori, le violenze fisiche e verbali ai danni dei bambini, “gratuite e inaudite”. La polizia ha installato delle telecamere per appurare i fatti e i maltrattamenti sono stati tutti videoregistrati. Così, in base agli elementi raccolti, è stata richiesta dalla Procura e ottenuta l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari. “Intanto, la mia proposta di legge, che prevede l’installazione di sistemi di videosorveglianza nelle scuole e nelle strutture per anziani e disabili, è ferma in Senato”, attacca Gabriella Giammanco, vicepresidente di Forza Italia a Palazzo Madama, “mi auguro che, in seguito a quella che è una vera e propria escalation di violenza certificata dalle cronache, la maggioranza apra gli occhi e dia il via libera all’approvazione della mia proposta, abbandonando il pregiudizio ideologico di cui stanno pagando le conseguenze i soggetti più indifesi della società e le loro famiglie”.

Di Silvia Caprioglio

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