ROMA – Sequestro di persona plurimo, rifiuto d’atti d’ufficio e violazione delle convenzioni internazionali. Per questi ‘delitti’ sulla vicenda della Open Arms, Matteo Salvini deve essere processato. Il tribunale dei ministri di Palermo motiva la sua richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno colpevole, secondo i giudici siciliani, di aver negato lo sbarco a Lampedusa per 20 giorni a 164 migranti. Decade il ‘reato’ di abuso di ufficio, formulato dalla Procura di Agrigento e archiviata anche la posizione di Matteo Piantedosi, capo di gabinetto del Viminale, che era indagato per gli stessi reati.
Un’altra inchiesta approda in Senato, mentre ancora non si è chiusa quella precedente, sulla nave militare Gregoretti, che troverà la conclusione con il voto in aula il 12 febbraio, con alle spalle una lunga scia di polemiche e battaglie regolamentari che di fatto, riscrivono anche il caso Open Arms. Sull’imbarcazione della ong spagnola, infatti, la Giunta per le immunità guidata da Maurizio Gasparri dovrà esprimersi entro il 3 marzo, non oltre quindi i 30 giorni. L’organismo parlamentare partirà a ritmo serrato giovedì alle 8.30, con l’illustrazione della richiesta di Palermo.
Salvini potrà presentare una memoria scritta o richiedere di essere audito in Giunta entro il 17 febbraio alle 12, con eventuale audizione entro le 17.30 della stessa giornata. Gasparri farà la sua proposta invece il 18 febbraio, mentre saranno dedicate alla discussione generale le giornate del 19 e 20.
Un altra vicenda che, con Diciotti e Gregoretti, ha un’unica differenza: la Open Arms era una imbarcazione appartenente a una Ong che aveva soccorso 164 naufraghi in zona Sar libica. Nelle 114 pagine, più diversi allegati, i togati siciliani contestano all’ex capo del Viminale una condotta nella quale sono “ravvisabili gli estremi del delitto di plurimo sequestro di persona aggravato dall’essere stato commesso da un pubblico ufficiale con abuso dei poteri inerenti le sue funzioni e anche in danno di minori e del delitto di rifiuto di atti di ufficio”. Quindi un reato ministeriale e per questo deve essere giudicato da un’aula di tribunale.
I togati parlano di “illecito diniego dell’autorizzazione allo sbarco” che ha costretto i migranti “forzatamente” a rimanere a bordo per 6 giorni, dal 14 agosto sino all’esecuzione del sequestro preventivo, in data 20 agosto. Il tutto violando le convenzioni internazionali e non tenendo conto, scrivono i magistrati palermitani, della situazione “di grande disagio, fisico e psichico, di profonda prostrazione psicologica e di altissima tensione emozionale che avrebbe potuto provocare reazioni difficilmente controllabili”.
A muovere il ministro, secondo i magistrati, un tornaconto politico e, qui la bordata: “Non risultano utilmente invocabili generiche e non comprovate ragioni di tutela della sicurezza pubblica” che sono “del tutto insussistenti”. Salvini ovviamente non ci sta e dopo aver paragonato ogni richiesta di autorizzazione a procedere a una medaglia per aver protetto il suo Paese, torna all’attacco: “Articolo 52 della Costituzione: ‘La difesa della patria è sacro dovere di ogni cittadino’. Chi lo spiega a quel giudice?”.
Nelle carte, arrivate sulla scrivania della presidente Casellati, sabato primo febbraio, tuttavia c’è un altro aspetto che il Tribunale di Palermo ha messo in evidenza e che potrebbe fare la differenza. Sulla nane erano presenti diversi minori non accompagnati, di cui Salvini ha violato i diritti.
L’ex titolare del Viminale era a conoscenza della situazione già dall’8 agosto, negandone lo sbarco fino al 17-8-2019 (10 giorni in tutto visto che i protagonisti scesero dalla Open Arms solo il giorno seguente) e solo dopo il fermo intervento della procura e del tribunale competente. E in questa parte della vicenda si inserisce uno scambio di mail, allegate alla richiesta di autorizzazione a procedere, tra Salvini e il premier Giuseppe Conte. Quest’ultimo aveva richiesto “con urgenza”, all’allora ministro dell’Interno, “i necessari provvedimenti per assicurare assistenza e tutela ai minori presenti sull’imbarcazione”, mentre il leader leghista, sottolineano i giudici siciliani, rispondeva negando “ogni responsabilità ed evidenziando che i minori a bordo della nave spagnola, dovevano ritenersi soggetti alla giurisdizione dello Stato di bandiera anche con riferimento alla tutela dei loro diritti umani”.
Un atto che, secondo il tribunale dei ministri di Palermo, ha violato la legge Zampa “che prevede espressamente il diritto dei minori non accompagnati di essere accolti in strutture idonee e di ottenere il permesso”. (LaPresse)