ROMA – Di Eugenio Pacelli si è detto e scritto di tutto. Che, da successore di Pietro, non abbia fatto abbastanza per denunciare gli orrori dell’Olocausto resta il più grande dubbio consegnato alla storia. Ma la Chiesa di Francesco della storia non ha paura e il 2 marzo, dopo oltre 60 anni dalla morte di Pacelli (avvenuta nella residenza di Castel Gandolfo il 9 ottobre del 1958) il Vaticano per la prima volta apre gli archivi agli storici di tutto il mondo per fare chiarezza sulla sua vita.
Non sarà soltanto l’archivio apostolico (l’ex ‘archivio segreto’) ad essere aperto, ma tutti gli altri che contengono informazioni utili su Pio XII: quelli della Segreteria di Stato, della Congregazione per la Dottrina della fede, della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, della Congregazione per le Chiese orientali, della Penitenzieria apostolica e della Fabbrica di San Pietro. Resteranno segreti i fascicoli sul Conclave del ’39, sui matrimoni, e sui processi ai vescovi, secondo la legge vaticana, anche se il Pontefice potrebbe disporre che vengano pubblicati in deroga.
Centocinquanta sono i ricercatori iscritti solo per l’archivio apostolico e tra i primi ci sono proprio gli studiosi del museo della Shoah di Washington. “Poi verranno ebrei della comunità romana e di singole università. Abbiamo un buon numero di ebrei che naturalmente sono molto interessati, è ovvio. Lo Yad Vashem, però, non ha ancora fatto richiesta”, spiega mons. Sergio Pagano, prefetto dell’archivio apostolico, che si aspetta un anno di lavoro intenso, considerando che potrà accogliere soltanto 60 studiosi al giorno.
Di materiale da esaminare ce n’è e tanto. Su Pio XII l’archivio conta 121 fondi e 20mila tra buste e fascicoli: “Crediamo che i documenti siano in grado di chiarire alcuni aspetti del suo Pontificato”, dice, sperando di veder cadere qualche “leggenda nera”. “Qualche studioso ha detto che le leggende su Pio XII non sono né bianche né nere, ma sono grigie. Può darsi che ci sia del fumo, noi abbiamo lavorato perché con i nuovi documenti il fumo si diradi”.
La lunga scia di polemiche sui suoi silenzi, nonostante le tante testimonianze di ebrei e dissidenti salvati perché nascosti nei conventi, nelle chiese, nella stessa residenza estiva del Papa, è una macchia che rallenta anche il processo di beatificazione di Pacelli: venerabile dal 2009, la causa è nelle mani della Compagnia del Gesù.
Il timore del Vaticano è che non passerà molto tempo perché arrivi la prima pubblicazione dopo l’apertura degli archivi. Per il prefetto, infatti, uno studioso serio dovrebbe preventivare almeno 10 anni di studio, ma “la voglia di alcuni poco preparati – sempre molto numerosi – che vengono in archivio per fare uno scoop e farsi passare come scopritori di qualcosa che assomiglia molto all’acqua calda ci sarà”, denuncia.
L’archivio apostolico ha preparato una pubblicazione in due volumi sull’opera di beneficenza di Pio XII
“Che il Papa fece fiumi di denaro apparirà più che chiaro. Passavano per le sue mani centinaia di milioni, provenienti soprattutto dagli Stati Uniti, e grazie a questi milioni che uscivano ogni giorno dal Vaticano si sono aiutate tantissime persone”, racconta Pagano. Esistono più di 20mila schede solo sugli aiuti prestati in carità dal pontefice che nei gesti pubblici era solenne e ieratico, ma nella vita privata era “poverissimo”: “Sono passati denari infiniti ed è morto povero, non ha trattenuto per sé neanche un dollaro”. (LaPresse)