Milano, 19 mar. (LaPresse) – Alle 11 di mattina i palombari del Gruppo operativo subacquei (Gos) del Comando subacquei e incursori (Comsubin) della marina militare hanno concluso le operazioni subacquee distruggendo il pericoloso ordigno esplosivo rinvenuto sulla spiaggia di Fano, in provincia di Pesaro e Urbino nelle Marche, lo scorso 13 marzo. I palombari della marina erano già intervenuti congiuntamente agli artificieri dell’esercito, su disposizione della prefettura di Pesaro e Urbino, per movimentare e mettere in sicurezza il residuato bellico – una bomba d’aereo inglese MK6 da 500 libbre – dotata di un particolare dispositivo d’innesco a ritardo d’armamento di 144 ore che ne faceva un grave pericolo per il vicino ospedale di Fano. Dopo una lunga, meticolosa ed estenuante attività notturna l’ordigno era stato rimosso dal sito di rinvenimento e trasportato in mare aperto dal personale della marina militare a distanza di sicurezza da istallazioni terresti e vie di comunicazione marittima, garantendo la regolare ripresa delle attività sociali della cittadina.
“Intervenire su di un ordigno esplosivo di così grandi dimensioni ed innescato con un congegno a tempo è molto particolare, l’adrenalina si fa sentire e l’attenzione che diamo ad ogni minima azione è sempre massima”, dichiara in un comunicato il capitano di Corvetta Therry Trevisan, a capo del team del Comsubin incaricato del brillamento. “Tuttavia – continua Trevisan – non abbiamo fatto a tempo a smaltire l’emozioni di quella notte perché, terminato il riposizionamento della bomba nell’area di sicurezza, siamo tornati a Grado per continuare un importante operazione di bonifica di ordigni esplosivi rinvenuti all’interno di un relitto austriaco della prima guerra mondiale. Allo scadere delle 144 ore, tempo stimato massimo d’armamento dell’ordigno rinvenuto a Fano, siamo tornati stamani nelle Marche per concludere il lavoro e distruggere la bomba d’aereo che, nei giorni passati, aveva fatto perdere il sonno a molte persone. Le operazioni subacquee condotte stamani sono state condotte con condizioni meteo marine al limite, che i palombari del Gruppo operativo subacquei sono in grado di affrontare grazie all’addestramento specifico”.
Questo intervento rappresenta una delle tante attività che i Reparti subacquei della marina conducono a salvaguardia della pubblica incolumità anche nelle acque interne, come ribadito dal decreto del ministero della Difesa del 28 febbraio 2017, svolgendo operazioni subacquee ad alto rischio volte a ripristinare le condizioni di sicurezza della balneabilità e della navigazione. Lo scorso anno i palombari della marina militare hanno recuperato e distrutto un totale di 22mila ordigni esplosivi residuati bellici, mentre dal 1 gennaio 2018 ne hanno già neutralizzati 1.360 dai mari, fiumi e laghi italiani, senza contare i proiettili di calibro inferiore ai 12,7 mm anch’essi rimossi e distrutti. Con una storia di 169 anni alle spalle, i palombari rappresentano l’eccellenza nazionale nell’ambito delle attività subacquee essendo in grado di condurre immersioni lavorative fino a 1.500 metri di profondità ed in qualsiasi scenario operativo, nell’ambito dei propri compiti d’istituto (soccorso agli equipaggi dei sommergibili in difficoltà e la neutralizzazione degli ordigni esplosivi rinvenuti in contesti marittimi) ed a favore della collettività. Per queste peculiarità gli operatori subacquei delle altre forze armate e corpi armati dello Stato possono essere formarti esclusivamente dal gruppo scuole di Comsubin che, attraverso dedicati percorsi formativi, li abilita a condurre immersioni in basso fondale secondo le rispettive competenze.