MILANO – Maxi operazione antidroga della guardia di finanza di Trento. Le Fiamme gialle hanno sgominato un’associazione a delinquere che aveva il controllo dello spaccio nella provincia di Bolzano. A finire in manette sono stati 37 dei 43 narcotrafficanti denunciati: 25 di loro su misure di custodia cautelare in carcere, 22 eseguite tra Trentino Alto Adige, Veneto e Puglia, e altri tre all’estero su mandato di arresto europeo e di cattura internazionale in Albania, Ungheria e Turchia, mentre 12 persone sono state arrestate in flagranza.
In tutto sono stati sequestrati 25 chili di droga tra cocaina, marijuana e hashish, del valore di 550mila euro, oltre a 20mila euro in contanti. Inoltre, i finanzieri hanno scoperto altri 10 chili di cocaina e hashish immessi sul mercato altoatesino per un valore di 500mila euro. Il gruppo aveva ramificazioni anche in Veneto, ma non solo: si estendeva oltre confine tra Albania, Germania e Svizzera.
Le indagini, avviate a marzo 2018 dal monitoraggio dei movimenti di alcuni pregiudicati albanesi, sono state dirette dal sostituto procuratore Davide Ognibene della Direzione distrettuale antimafia di Trento. Dai riscontri investigativi è emersa l’esistenza di “un’agguerrita associazione per delinquere” che aveva a disposizioni armi da fuoco ed era composta in prevalenza da uomini di origine albanese. Proprio da qui il nome dell’operazione ‘Besa’, termine albanese che indica il ‘patto d’onore’ che lega i vari membri dei tre gruppi in cui si snoda l’associazione.
In due anni di indagine, 12 persone di diversa nazionalità, tra cui albanesi, tunisini, un egiziano e uno svizzero, sono state arrestate in flagranza, mentre in sei, quattro italiani residenti tra Bolzano e Merano e due albanesi, sono stati denunciati a piede libero a Bolzano, Merano, Bressanone, Lana, Appiano e Parcines.
Per quanto riguarda le misure di custodia cautelare, sono stati catturati due italiani di Massafra e Palagiano, in provincia di Taranto, che all’epoca dei fatti erano residenti a Bressanone, mentre gli altri arresti, tra cui 16 cittadini di origine albanese, sono stati eseguiti tra Bolzano, Merano, Lana, Marlengo e Montecchio Maggiore in provincia di Vicenza.