Coronavirus, l’appello di Bonafede: “La protesta con violenza non porta a nulla”

L'odore acre delle suppellettili bruciate è ancora vivo, ma sulla rivolta delle carceri la politica torna già a battibeccare. In attesa dell'informativa del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, mercoledì pomeriggio in Senato, dalla maggioranza è il Pd a chiedere al ministro della Giustizia di intervenire immediatamente per "prevenire aggravamenti di una situazione che rischia di esplodere"

Foto Roberto Monaldo / LaPresse in foto Alfonso Bonafede, Giuseppe Conte

ROMA – Coronavirus, l’appello di Bonafede: “La protesta con violenza non porta a nulla”. L’odore acre delle suppellettili bruciate è ancora vivo, ma sulla rivolta delle carceri la politica torna già a battibeccare. In attesa dell’informativa del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, mercoledì pomeriggio in Senato, dalla maggioranza è il Pd a chiedere al ministro della Giustizia di intervenire immediatamente per “prevenire aggravamenti di una situazione che rischia di esplodere”. Per Walter Verini “non si deve perdere tempo”. Mentre il vice presidente dei senatori dem, Franco Mirabelli, punta a snellire “subito” il sovraffollamento, mettendo ai domiciliari chi deve scontare ancora pochi mesi. Un’ipotesi che scatena l’ira delle opposizioni, in particolare di Matteo Salvini, che risponde immediatamente no: “Nessuno provi a spalancare i cancelli delle galere con la scusa delle rivolte”.

La Lega esprime solidarietà alla Polizia penitenziaria e a tutto il personale delle carceri italiane, e intanto incalza il governo, avanzando l’ipotesi di nominare un commissario straordinario per l’emergenza. Posizione sovrapponibile a quella di Fratelli d’Italia, che chiede un tavolo d’emergenza a Palazzo Chigi, nel quale adottare “provvedimenti immediati, se necessario schierando anche l’Esercito”. Nella maggioranza, invece, è Italia viva a tuonare contro la gestione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, arrivando a chiedere la rimozione del suo vertice, Francesco Basentini: “Era da quarant’anni che non si vedeva uno scempio simile”, sbotta Gennaro Migliore. Ci pensa Matteo Renzi a rincarare la dose: “Un Paese civile, nel 2020, non può vedere certe scene nei nostri penitenziari, il Parlamento ha il diritto e il dovere di parlarne”.

Quando la polemica è sopra i livelli di guardia, è il Guardasigilli a intervenire con un videomessaggio, in cui ringrazia “gli autentici servitori dello Stato” grazie ai quali la rivolta è rientrata, poi avvisa che una task force è già al lavoro al ministero della Giustizia per tenere informato il mondo carcerario sull’emergenza coronavirus. Bonafede, poi, si rivolge direttamente ai detenuti, chiedendo di mantenere la calma e rispettare le regole, perché le limitazioni ai colloqui con i familiari sono una misura temporanea, peraltro compensata con più telefonate e tempi meno stretti. Ma avverte: “Ogni protesta attraverso la violenza non porterà ad alcun risultato”. Un messaggio, forse, con destinatari anche nel mondo della politica.

(LaPresse – Dario Borriello)

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