ROMA – L’Europa deve dimostrare di essere “all’altezza di questa chiamata della storia”. Il premier, Giuseppe Conte, ha un obiettivo preciso: Ursula Von der Leyen. Ha letto e riletto le dichiarazioni del presidente della Commissione Ue, ma non è riuscito a digerirle. Solo l’idea che la proposta dei coronabond venga liquidata solo come “tormentone” irrita: “Mi batterò fino all’ultima goccia di sudore per ottenere una risposta europea forte e coesa, sarò inflessibile”. La delusione è netta anche nel ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri: “Parole sbagliate, mi dispiace che le abbia pronunciate”.
Conte non perde le staffe, ma un messaggio pubblico a Bruxelles lo lancia comunque
“La nostra proposta non è rimessa a Von der Leyen, ma all’eurogruppo”. Il capo del governo promette che sarà inflessibile, soprattutto dopo il sostanziale nulla di fatto dell’ultimo Consiglio Ue, che sposta di 15 giorni la decisione europea. Al suo fianco, però, potrà contare sul presidente francese, Emmanuel Macron, che per la prima volta rompe l’asse con la Germania e sposa la causa di Roma. Segno che nemmeno a Parigi è piaciuto il ‘nein’ di Angela Merkel a uno strumento comune.
Intanto il governo italiano va avanti
Il presidente del Consiglio firma un nuovo Dpcm con cui saranno versati – subito – 4,3 miliardi nel Fondo di solidarietà comunale per rispondere alle esigenze dei territori. Inoltre, con un’ordinanza di Protezione civile vengono messi a disposizione degli enti locali altri 400 milioni con il vincolo di utilizzarli per chi non arriva a coprire la spesa per l’approvvigionamento di beni essenziali. È un primo passo, lo riconosce lo stesso Conte: “Vi chiedo di comprendere il nostro sforzo la macchina statuale richiede procedimenti complessi, stiamo facendo l’impossibile”. La risposta delle forze politiche segna, però, una spaccatura. Per i sindaci della Lega, infatti, è una risposta “che crea false illusioni” e “scarica i problemi sui Comuni”. Mentre Forza Italia ritiene i 400 milioni insufficienti e Giorgia Meloni si domanda: “A che serve l’umiliazione dei buoni e delle derrate alimentari, per scaricare la responsabilità sui Comuni?”.
Nella maggioranza, invece, tutti soddisfatti: dal Movimento 5 Stelle al Pd e Leu. Anche Italia viva applaude: “Questo è ciò che da tempo ho chiesto al Presidente Conte, il Dpcm è un primo passo necessario”, commenta infatti Teresa Bellanova. L’obiettivo del governo è quello di dare liquidità (immediata, per quanto possibile) a famiglie e imprese, mentre si lavora al nuovo decreto economico di aprile. Al momento non ci sono cifre sicure, ma una soglia oltre la quale non si scenderà: 25 miliardi. Dalle forze di maggioranza e opposizione arrivano decine di proposte, ma al Mef si lavora soprattutto sul rafforzamento delle misure straordinarie, in particolare quella dei 600 euro per i lavoratori autonomi.
Nel frattempo prosegue la corsa contro il tempo per il pagamento della cassa integrazione entro il 15 aprile “e se possibile anche prima”, spiega il presidente del Consiglio. Mentre non ci sono previsioni per la ripresa delle attività produttive: all’inizio della prossima settimana il governo lavorerà al fianco del comitato tecnico-scientifico che monitora i dati costantemente, ma non è detto che ci sarà una scadenza. Per ora sembra scontato un surplus di 15 giorni al lockdown in corso e che scadrà il 3 aprile. L’unica (quasi) certezza riguarda la scuola. Conte è stato chiaro: “Per quanto abbiamo potuto valutare non c’è la possibilità di ritornare alle attività didattiche, la sospensione proseguirà”. (LaPresse)