TORINO – “Siamo nella fase in cui vediamo le prime luci e dobbiamo difendere i risultati raggiunti. Capisco la voglia di uscirne, ma i numeri ci dicono che siamo ancora dentro l’emergenza”. Così il ministro degli Affari regionali e delle autonomie, Francesco Boccia, in un’intervista al Corriere della Sera, specificando che “nella fase due entreremo dal 4 maggio, dobbiamo ancora mantenere la barra dritta”.
Sulle decisioni di alcuni governatori regionali afferma: “I presidenti che vogliono riaprire se ne assumono la responsabilità. Come ho detto a Fugatti che guida la Provincia di Trento e vuole sbloccare alcuni cantieri. Non è meglio aspettare la valutazione sulle classi di rischio di ciascun lavoratore, pronta fra sei o sette giorni? Perché partire prima, rischiando che si accenda un focolaio? Consiglio di seguire le linee della comunità scientifica e le scelte del governo. Zaia avrà fatto le sue valutazioni sulla base dei contagi. Ma io penso che se qualche presidente di Regione apre i cantieri senza aspettare le classificazioni di rischio dell’Inail si assume la responsabilità delle forzature”.
Per il ministro Boccia il ritorno alla ‘normalità’ deve attendere: “Parlare di normalità vuol dire illudere la gente, perché se fai un errore distruggi settimane di sacrifici di tutti. A chi non ha colto l’insegnamento di questi 45 giorni perché annebbiato dal dio denaro, ricordo che l’Italia conta 160mila casi e 20mila morti. Chi pensa che il futuro sarà come il passato pre coronavirus, non ha capito in che fase del mondo siamo entrati. Ai fautori dell’aprire a tutti i costi ricordo che la solidarietà è venuta dal volontariato, dai medici e dagli infermieri partiti anche a Pasqua per andare in corsia al Nord, mettendo a rischio la loro salute”.
(LaPresse)